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Tassa sui permessi di soggiorno. Partono le richieste di risarcimento degli immigrati

La Corte di Giustizia ha stabilito che il contributo per rilasci e rinnovi è spropositato. In attesa che il governo si adegui, l’Inca Cgil aiuta gli stranieri a chiedere indietro il maltolto

  +++AGGIORNAMENTO

Stop alla tassa sui permessi di soggiorno, non si paga più

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Roma – 30 settembre 2015 – Il permesso di soggiorno costa troppo agli stranieri in Italia. Il contributo aggiuntivo da 80 a 200 euro introdotto nel gennaio 2012 è spropositato, non è giustificato dai costi sostenuti dallo Stato per rilasci e rinnovi ed è un ostacolo all’integrazione. 

La ha detto il 2 settembre una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.  Ora toccherà al Tar del Lazio, dove pende un ricorso per annullare quel contributo, agire di conseguenza e il governo sarà costretto a  rimodularlo in maniera più equa. Intanto, però stanno già partendo anche le prime domande di rimborso, che permetteranno agli immigrati di recuperare il maltolto.

A raccoglierle e a girarle a Ministero dell’Economia e Questure sono gli sportelli dell’Inca Cgil, il patronato che con una coraggiosa azione legale è riuscito ad arrivare a quella sentenza.

“Siamo partiti subito dopo la sentenza, presto raccoglieremo le domande in tutte le nostre sedi e nelle Camere del Lavoro. È la normale prosecuzione del nostro impegno accanto agli immigrati in questa battaglia” dice a Stranieriinitalia.it Claudio Piccinini, responsabile immigrazione dell’Inca. 

L’iniziativa è stata pubblicizzata con un volantino in 8 lingue, che informa gli immigrati della sentenza della Corte Europea e delle sue conseguenze. Quindi recita: “Le sedi CGIL e gli uffici del Patronato INCA ti aspettano per darti informazioni e per raccogliere la richiesta di restituzione delle cifre che hai versato dal 2012 ad oggi a titolo di contributo aggiuntivo per il rilascio e rinnovo del titolo di soggiorno”.

La compilazione della richiesta è gratuita, gli immigrati pagano solo il costo della raccomandata. Conviene specificare che non darà automaticamente diritto al rimborso e che comunque, ad oggi, non si può sapere quanto si riuscirà a recuperare, né quando. Non c’è quindi da fidarsi di sedicenti “intermediari” che sostengono il contrario e magari offrono il servizio a pagamento. 

“Con le lettere blocchiamo eventuali termini di decadenza del diritto al rimborso” sottolineano dall’Inca. Oltre alla necessità di tutelare chi ha speso più del dovuto, l’obiettivo è ovviamente creare una massa critica di richieste che costringa finalmente il governo a intervenire, adeguandosi alla sentenza della Corte di Giustizia. 

Ci sono in ballo cifre enormi. Basti pensare che solo per gli sportelli dell’Inca passano ogni anno quasi 150 mila richieste di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.

“La strada – conclude Piccinini – ci sembra obbligata. Il governo deve prenderne atto e sanare quanto prima una situazione ingiusta. Il permesso di soggiorno deve costare meno e chi dal 2012 a oggi ha pagato più del dovuto deve essere risarcito”. 

Elvio Pasca

Taksa mbi lejet e qëndrimit. Nisin kërkesat e imigrantëve për rimbursimin e saj (Shqiptariiitalise.com)

Request ng reimbursement sa labis na bayad sa permit to stay, sinimulan ng mga imigrante (Akoaypilipino.eu)

Permesso di Soggiorno. Comienzan las solicitudes de resarcimiento de los impuestos excesivos (Migreat.it)

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