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Trump blocca l’ingresso negli Usa di rifugiati e cittadini di 7 Paesi islamici

Gli ordini esecutivi per “tenere fuori i terroristi”.  Impedite le partenze, chi era in volo è stato fermato all’arrivo. Un giudice federale blocca le espulsioni verso i Paesi della lista nera

 

Roma – 28 gennaio 2017 – Nella notte tra venerdì e sabato, Donald Trump ha firmato due ordini esecutivi che sospendono per quattro mesi l’ingresso negli Stati Uniti di tutti i rifugiati e per tre mesi quallo di cittadini di Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen. Stop, ma a tempo indeterminato, anche all’arrivo di cittadini siriani, il cui ingresso, scrive il presidente americano è “dannoso per gli interessi del Paese”. Gli Usa puntano quindi a creare una “safe zone” dentro e intorno alla Siria per offrire protezione ai siriani che fuggono dalla guerra.

“Vogliamo mantenere i terroristi islamici radicali fuori dagli Usa”, ha spiegato il presidente americano. Nei quattro mesi di divieto di ingresso per i rifugiati, il governo studierà una nuova procedura per stabilire se introdurre nuovi e più approfonditi controlli, ma sono previste eccezioni. Al termine del processo di revisione le minoranza religiose perseguitate avranno una corsia preferenziale: l’obiettivo è favore le comunità cristiane che vengono represse in certi Paesi.

Il blocco temporaneo dell’immigrazione dai Paesi musulmani, dovrebbe invece dare tempo a ministero dell’Interno, dipartimento di stato e National Intelligence di stabilire di quali informazioni hanno bisogno da questi Paesi per poi concedere visti solo alle persone che non possono costituire una minaccia per la sicurezza nazionale. Trumo vuole screening più accurati per gli immigrati e  una singola procedura con cui esaminare tutte le richieste. I controlli si faranno più pressanti: interviste, indagini, più ampi database con i documenti di identità e le richieste di ingresso.

L’ordine esecutivo blocca anche il Visa Interview Waiver Program che permette agli uffici consolari di esentare dalle interviste coloro che rinnovano il proprio visto entro l’anno di scadenza.

Con l’entrata in vigore dell’ordine presidenziale, negli aeroporti di tutto il mondo è stato impedito ai cittadini dei Paesi della “lista nera” di imbarcarsi per gli Stati Uniti. Decine di persone che erano già iin volo sono state bloccate negli aeroporti di arrivo.  È scattata quindi la protesta delle associazioni per i per i diritti civili, con manifestazioni negli scali di Washington, Chicago, Minneapolis, Denver, Los Angeles, San Francisco e Dallas. All’aeroporto internazionale JFK di New York, circa 2.000 persone hanno scandito “Lasciateli entrare, lasciateli entrare”.

Intanto, un giudice federale americano ha bloccato le espulsioni delle persone fermate negli aeroporti statunitensi . Le autorità non potranno procedere alle deportazioni di cittadini provenienti dai sette paesi musulmani indicati nell’ordine esecutivo – Iran, Iraq, Yemen, Somalia, Libia, Siria, Sudan – e muniti di visto di ingresso negli Stati Uniti. “Vittoria!!!”, ha twittato l’Unione americana per le liberta’ civili (Aclu) subito dopo la decisione del giudice.

“Le nostre corti di giustizia oggi si sono comportate come un baluardo contro gli abusi del governo o politiche e ordini incostituzionali”, ha aggiunto la potente organizzazione non governativa di difesa dei diritti civili e delle liberta’ individuali. Anche se la questione e’ tutt’altro che risolta e nuove udienze dovrebbero tenersi a febbraio, “la cosa piu’ importante oggi era che nessuno fosse messo su un aereo”, ha detto l’avvocato dell’Aclu Lee Gelernt.

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