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Autocertificazioni vietate agli immigrati, il Parlamento conferma

Nessuna sorpresa dalla conversione in legge del Milleproroghe. Anche per il 2017 tutti in fila per i “pezzi di carta” 

 

Roma – 17 febbraio 2017 – Niente da fare, almeno fino alla fine dell’anno gli immigrati dovranno continuare a fare la spola tra gli uffici pubblici per recuperare certificati. 

Nelle pratiche dell’immigrazione l’autocertificazione ancora non vale. Lo diceva il decreto Milleproroghe, lo ha confermato ieri il Senato dando il via libera alla conversione in legge. Considerato che sul testo il governo ha messo la fiducia, alla Camera non ci saranno sorprese. 

È una storia che si ripete dal 2012, cioè da quando un’altra legge promise che anche per le “speciali disposizioni contenute nelle leggi e nei regolamenti concernenti la disciplina dell’immigrazione e la condizione dello straniero” sarebbe stato possibile presentare dichiarazioni sostitutive. Di proroga in proroga (l’ultima, appunto, fino al 31 dicembre 2017), quella norma non è mai entrata in vigore, 

E così, per rinnovare un permesso per studio, bisogna ancora chiedere un certificato degli esami sostenuti all’università. Per avere un permesso per attesa occupazione serve il certificato di iscrizione al collocamento. Chi invece vuole la carta di soggiorno deve prima passare in tribunale a prendere i certificati penali, cioè casellario giudiziale e carichi pendenti

Il problema è che dal 2012 non si è risuciti a far dialogare le banche date di università, centri per l’impiego e tribunali con gli uffici delle Questure, che così avrebbero potuto controllare facilmente da soli se quello che dichiaravano gli immigrati era vero. Fino a quando non succederà (toccherebbe al ministero dell’Interno farsene carico) , serviranno i “pezzi di carta”. 

E pensare che anche la Lega Nord, che difficilmente si batte per semplificare la vita agli immigrati, invoca questa riforma. Un ordine del giorno presentato in Commissione Affari Costituzionali da Roberto Calderoli e altri senatori leghisti chiede al governo di adottare in “tempi celeri ed opportuni” il decreto sul collegamento tra le banche dati, “anche al fine di non dover procedere ad ulteriori proroghe”.

EP

 

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