Roma – 2 settembre 2011 – In piena crisi economica, mentre si raschia il barile per rimpinguare le casse dello Stato e la parola d’ordine è “tagliare”, crescono le ansie dei precari dell’immigrazione.
Per i seicentocinquanta lavoratori a tempo determinato impiegati da anni tra prefetture e Questure, il tempo stringe. Dopo l’insperato rinnovo del contratto strappato alla fine dello scorso anno con il decreto mille proroghe, il piccolo esercito che in tutta Italia manda avanti la burocrazia dell’immigrazione guarda preoccupato alla scadenza fissata per il 31 dicembre 2011.
“Abbiamo questa spada di Damocle sulla testa e in questi mesi non abbiamo avuto alcun segnale dal ministero dell’Interno. Sono ormai otto anni che invecchiamo senza una prospettiva, in uffici che hanno bisogno di noi per andare avanti. Senza il nostro aiuto, i disagi si ripercuoterebbero inevitabilmente sugli utenti” dice Cristiano Ceccotti, copresidente del “Comitato 650” in cui si sono organizzati precari.
Anche l’ipotesi di far svolgere le loro mansioni ai dipendenti a tempo indeterminato del ministero dell’Interno (poliziotti o civili) non appare percorribile. Vorrebbe dire sottrarre altri agenti al controllo del territorio o destinare personale delle prefetture che è già indispensabile in altri uffici a ruoli del tutto nuovi, prevedendo una formazione ex novo e buttando via la professionalità che i precari hanno acquisito in anni di lavoro.
Intanto i seicentocinquanta non stanno a guardare e dopo le proteste dello scorso anno (tra le altre uno sciopero più simbolico che altro) meditano di passare alla maniere forti. È forte la tentazione di aprire una vertenza collettiva o, meglio, più vertenze-fotocopia contro il ministero dell’Interno, basata su una presunta violazione delle norme sul lavoro a tempo determinato.
Anche di questo scenario si parlerà lunedì a Roma, in un’assemblea convocata al Viminale dalle sigle sindacali UNSA e FLP. Nella convocazione si legge che interverrà un docente di diritto di lavoro per fare “un’esaustiva panoramica della normativa in materia” e illustrare “le modalità operative ed il costo complessivo per aderire al ricorso”. La vicenda dei precari dell’immigrazione finirà in tribunale?
Elvio Pasca