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Barche di carta nel Tevere e nelle fontane di Roma: la protesta di SOS Mediterranee a sostegno dei migranti

Roma, 29 maggio 2024 – Questa mattina all’alba, diverse barche di carta di dimensioni giganti, recanti la scritta “non restare a guardare”, sono apparse in alcune delle fontane più celebri di Roma e nel Tevere. L’iniziativa, realizzata dagli attivisti di SOS Mediterranee Italia, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica su ciò che avviene quotidianamente nel Mediterraneo centrale, denunciando l’inerzia e l’ostilità delle politiche europee nei confronti dei migranti.

Migranti, la protesta di Sos Mediterranee

La scelta di collocare le barche di carta nelle fontane di Roma, luoghi simbolici e visibili, mira a scuotere le coscienze dei cittadini e delle istituzioni. “Non restare a guardare” è un invito a non voltare le spalle di fronte a una tragedia che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi. “Siamo di fronte alla rotta migratoria più letale del mondo, dove ogni anno muoiono migliaia di persone innocenti,” afferma SOS Mediterranee in una nota ufficiale. “Criminalizzare e ostacolare chi cerca di salvare vite è inaccettabile e offensivo. È tempo che l’Europa si assuma la responsabilità di affrontare questa tragedia umanitaria.” Questa mattina, poi, gli attivisti sono scesi in piazza a Largo di Torre Argentina per presentare una petizione sottoscritta da oltre 10.000 cittadini.

La richiesta è chiara: le istituzioni devono intervenire con urgenza per fermare la strage di donne, bambini e uomini nel Mediterraneo e promuovere un’azione corale e condivisa. “Vedremo se dalla prossima legislatura riusciremo a far arrivare la loro (e la nostra) voce a Bruxelles,” dichiarano gli organizzatori.La protesta di oggi, però, non è solo un appello all’azione, ma una denuncia delle politiche europee che, secondo SOS Mediterranee, sono spesso assenti, impotenti o addirittura ostili nei confronti delle organizzazioni che operano per salvare vite in mare. Le barche di carta, simbolo di fragilità e speranza, rappresentano quindi un grido d’allarme contro l’indifferenza e la criminalizzazione del soccorso umanitario.

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