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Bertolini (Pdl): “Sulla cittadinanza non è Fini che detta la linea”

"Sullo ius soli in Europa è tempo di ripensamenti" Roma, 11 settembre 2009 – Sulla modifica delle norme per ottenere la cittadinanza "sembra che sia Fini a dettare la linea al centrodestra, ma non è così".

Lo ha detto Isabella Bertolini, relatrice in commissione Affari costituzionali di Montecitorio dei provvedimenti sulla cittadinanza. Il comitato ristretto, convocato ieri, e’ stato rinviato a martedi’ prossimo, quando sara’ chiamato a valutare l’insieme delle proposte presentate, ma soprattutto il provvedimento che reca le firme di Andrea Sarubbi del Pd, e del finiano del Pdl Fabio Granata.

Una proposta, la Sarubbi-Granata, che ha immediatamente acceso il confronto tra la Lega e gli alleati del centrodestra: il Carroccio ha gia’ pronunciato un ‘no’ deciso sulle modifiche piu’ significative alla legge del 1992 contenute nella proposta bipartisan: il dimezzamento da dieci a cinque anni dei termini per ottenere la cittadinanza, e la prevalenza dello ius soli rispetto allo ius sanguinis.

"Occorre evitare – sottolinea Bertolini – forzature e fughe in avanti. Sullo ius soli, un concetto che, legato alla cittadinanza sta tornando ad essere minoritario in Europa, e’ bene ricordare che sono gia’ in atto ripensamenti da parte dei governi di alcuni Paesi come Francia e Germania".

Difficile, se non impossibile, a giudizio di Bertolini, che la proposta Sarubbi-Granata possa diventare il testo base per la discussione in commissione. Discussione che sugli altri provvedimenti presentati c’e’ gia’ stata nei mesi scorsi e dalla quale "e’ emersa comunque la necessita’ di tenere una linea rigorosa sulla questione della cittadinanza, almeno per quel che riguarda il Pdl, che si e’ mostrato omogeneo e compatto".

Resta ora da vedere quale sara’ l’impatto della Sarubbi-Granata sulla commissione, con il ‘no’ scontato della Lega allo ius soli (lo straniero che nasce in Italia puo’, a determinate condizioni, ottenere la cittadinanza) e a tempi abbreviati. "Anche su questo punto -precisa Bertolini- e’ bene evitare di commettere errori: la Svizzera, ad esempio, ha fissato un termine di 12 anni, la Germania di 8. E’ vero che in Italia le lungaggini burocratiche possono far slittare il via libera alla cittadinanza anche di due o tre anni, portando di fatto il termine a 13 anni, ma questo e’ un problema che si puo’ risolvere per via amministrativa".

"Nel nostro Paese, poi – prosegue Bertolini – dopo 5 anni lo straniero puo’ ottenere la carta di soggiorno, che e’ un permesso di soggiorno ‘permanente’. Il problema della cittadinanza, inoltre, non sembra particolarmente sentito fra gli stranieri che vivono e lavorano in Italia. E’ bene affrontare questo argomento con grande senso di responsabilita’ ed equilibrio, evitando semplificazioni e soprattutto che il concetto di cittadinanza perda valore per gli stessi italiani".

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