Roma – 8 aprile 2013 – “Siate orgogliosi della vostra identità e appartenenza. Sempre nel rispetto delle cultura degli altri, ma con la consapevolezza che avete un patrimonio da far conoscere e da tutelare”. Così il presidente della Camera Laura Boldrini ha salutato la delegazione di giovani che ha incontrato questa mattina a Montecitorio in occasione della Giornata Internazionale di Rom e Sinti.
“Mi hanno raccontato – scrive Boldrini sulla sua pagina Facebook – otto storie diverse, di famiglie a volte presenti in Italia da secoli, oppure arrivate dopo la tragedia dell’ex Jugoslavia e il crollo del blocco sovietico. Ragazzi orgogliosi della cittadinanza italiana, o in attesa di vedersela riconoscere perché fuggiti dalla guerra privi di documenti. Il sogno è quello dell’inserimento, di un lavoro. Ma intanto la realtà è la vita nei campi-sosta, gli sgomberi forzati, la scuola a singhiozzo. In molti hanno raccontato i disagi estremi di sistemazioni fuori dai centri abitati, in container dove si vive stipati e circondati dal fango.
Pamela, 15 anni, ha letto una lettera che mi ha chiesto di inoltrare al Presidente della Repubblica Napolitano. "Abito in un campo che è un campo di concentramento – scrive – neanche io vorrei avere un’amica che abitasse in un posto così. Spero che tu ci possa aiutare a cambiare vita, a non restare isolati”. Elvis fa il mediatore culturale: due volte alla settimana prende i bambini e li porta a fare attività in un centro culturale: “E' bello anche perché così escono dai campi”. Dolores è laureata in lettere e aspirante sceneggiatrice. Toni spera di poter fare il cantante, ma intanto vorrebbe lavorare come cuoco.
Ad accompagnare i ragazzi Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, che ha donato al presidente della Camera la bandiera verde-celeste dei popoli Rom e Sinti, avanzando due richieste: il riconoscimento tra le minoranze culturali tutelate, visto che per consistenza si tratta della seconda minoranza d’Italia; il superamento del sistema dei mega-campi, a favore di soluzioni più vivibili da concordare con le famiglie.
“Io – scrive Boldrini – ho sottolineato la grande importanza del lavoro culturale da fare per valorizzare la memoria. So quanto affascinante e antica sia la storia di Rom e Sinti, e quanto sia segnata da tragedie e tentativi di sterminio. Bisogna fare di più per farla conoscere, per renderla nota ai giovani; altrimenti prevale il pregiudizio e con esso la discriminazione”.