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Bologna insulti razzisti durante la partita di calcio: giovane scoppia a piangere

Roma, 29 novembre 2021 – Il campo da calcio si conferma ancora una volta teatro di insulti razzisti: durante una partita di terza categoria, a Bologna, un calciatore si è rivolto a un avversario dicendogli: “Ne**o di merda”. Il giovane, ferito dalla frase, è scoppiato in lacrime. Ma non è stato lasciato solo: la sua squadra ha deciso di ritirarsi, poichè in quelle condizioni giocare una partita non aveva più senso. Così, è uscita dal campo, mentre i giocatori dell’altra squadra chiedevano scusa per il gesto inopportuno del compagno.

Insulti razzisti durante una partita di calcio a Bologna

Lo spiacevole episodio caratterizzato da insulti razzisti nei confronti di un giovane calciatore, si è verificato a Bologna durante la partita dell’Ac Saragozza contro il Real Basca. E’ stato sufficiente un contrasto di gioco per far infiammare la miccia e gli attacchi contro un trentenne di famiglia marocchina nato e residente a Bologna, cresciuto a San Giovanni in Persiceto. Un uomo con l’unica colpa di avere un colore della pelle diverso dall’altro giocatore. Niente di plateale, un insulto detto piano all’orecchio, impossibile da sentire per l’arbitro, ma abbastanza forte per essere udito sia dal diretto interessato che dai suoi compagni. In ogni modo, inaccettabile. Ed è proprio per questo che la squadra del trentenne poi ha deciso di uscire dal campo, abbandonando la partita per solidarietà.

“Il ragazzo ha spalle larghe, è in Italia da sempre e ci ha detto che purtroppo non è la prima volta che gli capita, e ha risposto per le rime. Allora s’è scatenato un parapiglia in campo, dagli spalti è intervenuto a rincarare la dose con simili frasi il fratello del giocatore colpevole dell’insulto, che poi è stato rivolto anche a un altro nostro calciatore“, ha raccontato il presidente del Saragozza Lorenzo Castagnetti a Repubblica.

“Anche gli avversari hanno preso le difese dei nostri ragazzi”

Si tratta di un giovane guineano classe 2001, arrivato a Lampedusa cinque anni fa tramite un barcone. Un ragazzo che prima di arrivare a Bologna ha vissuto nei campi di accoglienza in Puglia, e poi è stato preso in tutela da una famiglia bolognese fino alla maggiore età. E che dopo di che ha iniziato a lavorare in città, guadagnandosi il permesso di soggiorno. “Lui invece sentendo quelle parole è scoppiato a piangere, alle spalle ha una storia personale molto triste e ne è rimasto ferito profondamente. Ma gli ha fatto piacere che anche se è l’ultimo arrivato nella squadra tutti ci siamo stretti attorno a lui e abbiamo immediatamente deciso, senza nemmeno doverci confrontare tra dirigenti, staff e giocatori, di uscire dal campo”.

Una cosa, però, bisogna dirla: l’insulto è stato il gesto di un singolo ragazzo. Anche la squadra avversaria, infatti, ha preso subito le parti dei giovani attaccati. “Nessuno metta in croce il Real Basca, giocatori e dirigenti sono venuti a scusarsi, due loro calciatori avevano chiesto la sostituzione perché non volevano più giocare, non hanno colpe”.

Ora bisognerà capire se la federazione sceglierà di confermare la sconfitta a tavolino oppure sentire i giocatori per verificare l’accaduto. L’arbitro, infatti, non ha potuto fare altro che gestire la situazione, non avendo sentito gli insulti razzisti sul campo. “Se perderemo a tavolino pazienza. Anche se era una partita importante per noi la lezione di umanità data dai ragazzi vale molto di più. Io, mio padre e mio fratello abbiamo fondato il club 18 anni fa perché ci tenevamo a certi valori etici e morali che nel calcio dilettantistico era difficile trovare. E sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto”.

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