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Brescia, donna rischia il rimpatrio ma i giudici le riconoscono l’integrazione e le danno il permesso di soggiorno

Roma, 10 maggio 2024 – Una donna tunisina di 35 anni, residente a Brescia, ha ottenuto il diritto al permesso di soggiorno dopo che il Tribunale di Brescia ha accolto il suo ricorso contro il silenzio diniego della Questura riguardante la sua richiesta di protezione speciale presentata nel dicembre del 2022. La donna, che ha dato alla luce un bambino in Italia e ha stabilito una solida vita lavorativa e familiare nel paese, rischiava di essere rimpatriata in Tunisia senza che la sua richiesta fosse stata vagliata dall’ufficio immigrazione.

Brescia, rilasciato permesso di soggiorno dopo il riconoscimento dell’integrazione sociale

L’avvocato Stefano Afrune, difensore della donna, ha sottolineato che la sua assistita ha trovato lavoro come colf, è convivente con il suo compagno, titolare di un permesso di soggiorno per protezione internazionale, con cui ha un bambino. Per questo il diniego del permesso costituiva una violazione del diritto alla vita privata e familiare, garantito dall’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu).

I giudici del Tribunale di Brescia, però, hanno concordato che, sebbene la situazione dei diritti umani in Tunisia possa presentare delle criticità, non sussiste un rischio sufficiente per giustificare il divieto di rimpatrio della donna. Tuttavia, hanno riconosciuto che la donna ha raggiunto una solida integrazione in Italia sul piano lavorativo, familiare e sociale, e che il suo rimpatrio comporterebbe la rottura di legami significativi e lacerazioni nella sua vita privata. Pertanto, il Tribunale ha ordinato alla Questura di concedere il permesso di soggiorno richiesto due anni fa dalla donna.

Il caso di questa donna evidenzia l’importanza del riconoscimento dell’integrazione sociale e lavorativa degli immigrati in Italia, non solo per il rispetto dei loro diritti fondamentali, ma anche per la coesione sociale e familiare nel paese.

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