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Calciatore argentino, espulso perché irregolare

"La sua scuola non è parificata": dopo 8 anni, niente rinnovo del permesso per Lucas Javier Cabello, attaccante della Ssn Jesina

Pesaro – 30 luglio 2008 – I calciatori, si pensa, hanno le porte della burocrazia aperte. In particolare, per i tifosi italiani un attaccante latinoamericano è sempre benvenuto, avrebbe di per sé le carte in regola per stare in Italia. Ma alla Questura non importa se sei un fuoriclasse del football: se non hai il permesso di soggiorno, vai espulso.

Ed è ciò che hanno fatto le autorità di Pesaro, che rispediranno a casa Lucas Javier Cabello, attaccante argentino della Ssd Jesina calcio (campionato di Eccellenza della Lega Dilettanti), perché clandestino. Classe 1978, residente a Pesaro e da otto anni in Italia per motivi di studio, giocatore professionista di calcio a Grosseto (nel 2001), a Jesi (dal 2002 al 2005), e poi a Pesaro per due campionati, Cabello deve lasciare l’Italia entro il 6 agosto. Avrebbe senz’altro preferito il cartellino rosso: sgradevole espulsione anche quella, ma che non l’avrebbe costretto a fare le valigie.

La punta argentina non si è vista rinnovare il permesso di studio da parte della Questura di Pesaro, perchè la scuola alla quale è iscritto (un istituto privato con sede a Rimini, frequentato però presso la sede distaccata di Pesaro) non è considerata parificata con lo Stato. La Ssd Jesina Calcio ha risolto il suo contratto lunedì scorso, prima giornata di preparazione atletica della squadra.

La società sottolinea con rammarico che “Cabello è obbligato a far ritorno con sollecitudine in Argentina, in ottemperanza alla normativa vigente”. Ma le parti si sono impegnate a riesaminare l’ipotesi di un nuovo tesseramento se e quando il calciatore avrà risolto i problemi legati al suo status.

A.I.

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