Roma – 16 luglio 2013 – Roberto Calderoli chiede ancora scusa per l’insulto a Kyenge, ma non lascia la poltrona di vicepresidente del Senato. Perché, dice, non glielo ha chiesto “un’amplissima maggioranza”.
L’esponente leghista ha parlato oggi in Aula al Senato del paragone tra la ministra dell’integrazione e una scimmia fatto sabato scorso durante un comizio. “Dichiarazioni che non ho difficoltà a definire sbagliate e offensive. Giustamente il presidente Napolitano si è indignato, e anche con lui mi scuso” ha detto, sostenendo che “preso dalla foga di un comizio rivolto a 1.500 calorosi militanti, ho commesso un errore grave, gravissimo, perché ho spostato il confronto dal piano politico a quello personale”.
Calderoli ha ricordato che ”per questo domenica ho fatto personalmente le mie scuse al ministro Kyenge, che le ha subito accettate, e di questo le sono grato, avendo la stessa compreso il mio sincero rammarico, il contesto in cui si è svolto l'episodio e che quella frase, per quanto esecrabile, non voleva avere significati razziali o, peggio ancora, razzisti. Oggi le scuse le porgo al Senato e a lei, Presidente, perché con le mie parole ho reso nocumento all'immagine dell'istituzione a cui mi onoro di appartenere”.
E le dimissioni? “Sarei stato pronto a dimettermi – ha spiegato – se, sulla base delle dichiarazioni rese dai Capigruppo, ci fosse stata un'ampissima maggioranza che me lo avesse chiesto. Così non è stato. Ho fatto una sciocchezza: lo riconosco, ma chiedo che il giudizio su di me, sulla mia terzietà e sulla mia imparzialità rispetto al mio ruolo di Vice Presidente venga dato sulla base dei miei comportamenti o delle mie dichiarazioni fatte in quest'Aula o quando ho l'onore di presiederla. Sul mio ruolo di politico il giudizio spetta agli elettori, perché questa è la democrazia”.
“Sul mio onore vi dico – ha concluso Calderoli – che mai più attaccherò un avversario politico con parole offensive, ma altrettanto vi garantisco, sul mio onore, che non farò mai sconti a un Governo che consente e quasi incoraggia, come sta accadendo, l'ingresso illegale di stranieri nel nostro Paese e che ha consentito che una bambina e la sua mamma fossero deportate, consegnandole nelle mani proprio del tiranno da cui sono perseguitate”.
Oggi è tornata sul caso anche Cècile Kyenge. "Sulle dimissioni di Calderoli io non mi sono pronunciata e continuo a non pronunciarmi" ha detto a margine della presentazione della carovana 'Ius migrandi'.
"E' una responsabilita' politica – ha aggiunto la ministra – una responsabilita' istituzionale. Non voglio ricondurre l'episodio a un caso personale. E' arrivato il momento in Italia, in cui ognuno di noi deve guardare e capire il ruolo che riveste l'importanza della parola e la comunicazione che si vuole passare al Paese".
"Per me questo e' fondamentale – ha concluso Kyenge- per il resto spetta a ciascuno di noi fare le proprie considerazioni. Non riconduco l'episodio a un caso personale -rimarca- ma faccio anche da parafulmine"