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Cambiano le regole su ricongiungimenti e rifugiati

Dal governo via libera definitivo al giro di vite. Maroni: “Nessuna modifica rispetto ai decreti approvati ad agosto”

Roma – 23 settembre 2008 – Arriva la stretta sui ricongiungimenti familiari e sulle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato.

Stamattina il consiglio dei ministri ha approvato definitivamente i due decreti legislativi che modificano il recepimento di altrettante direttive europee.  Già approvati in via preliminare il primo agosto, i decreti erano stati inviati alla Commissione europea per una verifica informale della loro compatibilità con la normativa comunitaria.

Il ministro dell’interno Roberto Maroni ha però sottolineato in conferenza stampa che non ci sono state modifiche. In questa pagina trovate i  testi inviati a Bruxelles, che dovrebbero quindi essere definitivi.

Ricongiungimenti

Il ricongiungimento sarà possibile con i figli minori e con il coniuge, ma solo se questo è maggiorenne. I figli maggiorenni potranno arrivare solo se sono a carico e totalmente invalidi.

Si potranno chiamare i genitori  solo se non hanno altri figli in patria oppure, quando hanno più di 65 anni, se gli altri figli, per “documentati” e “gravi” motivi di salute, non possono mantenerli. Per gli ultrasessantacinquenni sarà obbligatoria anche un’assicurazione sanitaria o l’iscrizione, a pagamento, al servizio sanitario nazionale.

Cambiano anche i parametri sul reddito, che dovrà  essere pari all’importo annuo dell’assegno sociale, aumentato di metà per ogni familiare che si chiama in Italia.  Solo se si chiamano due o più figli con meno di quattordici anni,  o per le richieste di due o più familiari presentate da chi ha la protezione umanitaria il tetto sarà fisso al doppio dell’assegno sociale.

Come già succedeva prima, si terrà comunque conto anche del reddito annuo complessivo della famiglia del richiedente.

In caso di dubbi sui rapporti di parentela, i consolati potranno chiedere il test del DNA, che dovrà essere pagato dai diretti interessati.  Si allungano, infine, da tre a sei mesi i termini dopo i quali, se lo Sportello Unico per l’Immigrazione non risponde alla domanda di ricongiungimento, il familiare può chiedere direttamente il visto di ingresso.

Rifugiati

Anche il decreto sui rifugiati, fortemente criticato dalle associazioni che si occupano di asilo politico, prevede un giro di vite.

In particolare, i richiedenti asilo non saranno più liberi di spostarsi in tutta Italia, ma il prefetto potrà stabilire un luogo di residenza o un’area geografica dove dovranno rimanere fino alla decisione delle Commissione territoriale.  Inoltre, potrà essere trattenuto nei Centri chi presenta domanda dopo un’ espulsione o un respingimento alla frontiera (cosa che avviene in buona parte dei casi).

Le commissioni territoriali potranno respingere una domanda per “manifesta infondatezza” quando è palese che non ci sono i presupposti, oppure quando risulta che è stata presentata per ritardare o impedire un provvedimento di espulsione o respingimento. In questo caso, anche un ricorso non bloccherà l’allontanamento dall’Italia.

Ricordiamo che i due decreti approvati oggi definitivamente dal governo non sono ancora entrati in vigore, ma bisognerà attendere la loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Elvio Pasca

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