(ANSA) – CASTELVOLTURNO (CASERTA), 19 SET – C’é chi faceva il muratore e chi il meccanico, chi curava le attività di export e chi cuciva vestiti etnici. Proprio sul luogo dell’agguato gli amici degli immigrati vittime della strage di ieri sera raccontano la loro vita fatta di "ore e ore di lavoro, sacrifici". Elencano uno dopo l’altro i loro nomi: c’é chi li chiama con il nome originario africano e chi con quello europeo adottato dopo il loro arrivo in Italia. Christopher, 28 anni, amico da 24 anni di una delle vittime, descrive i lavori dei suoi vecchi amici. "Alaji lavorava nella sartoria, è stato ammazzato lì mentre ancora cuciva. C’era poi Avanga, muratore e Suami, che noi chiamiamo anche Giulios, anche lui faceva il muratore e ogni tanto aggiustava radio e tv – racconta. – Abebi curava attività di export, l’hanno colpito al piede ed è morto in clinica. Era tornato da dieci giorni dal Ghana ed in tasca aveva diecimila euro, frutto del suo lavoro di export di merci varie. C’erano poi Quami, Chiani, Tolat e Soni, venivano dalla Liberia ed anche loro facevano i muratori". (ANSA).
CAMORRA: STRAGE IMMIGRATI; AMICI, VITTIME ERANO ONESTE
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