L’artista, figlio di italiani in Germania, canta il treno che un tempo svuotava i nostri Paesi. “La migrazione è il vero evento centrale dei nostri tempi”
Roma – 1 luglio 2016 – Il treno è arrivato una mattina / col fumo nero della notte prima / la sirena il richiamo ha tirato / e tutto il paese giù si è buttato.
Così Vinicio Capossela, artista figlio di migranti irpini, canta i tempi in cui a partire per mete lontane erano gli italiani e a svuotarsi i nostri paesi. Il paese se n’è andato una mattina / senza un avviso, senza cartolina / come una mandria buttati fuori / uomini, cani, sorelle e fiori…
Il treno, ultima delle Canzoni della Cupa, ha chiuso giovedì scorso a Roma il primo concerto del tour di Capossela, con una dedica ai migranti di oggi.
“Il grande evento a cui stiamo assistendo è questa migrazione storica, una di quelle migrazioni bibliche che guardiamo distrattamente ma che è il vero evento centrale dei nostri tempi” ha detto l’artista. Non bisogna pensare solo alla gente che arriva, ma a cosa lascia, come i flussi economici svuotano terre intere e a quel punto la comunità si rinnova soltanto nel racconto”.