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Capriate e la guerra a “kebab e simili”

La giunta leghista vieta le aperture nel centro storico del paese. "Problemi di traffico"

Roma – 19 agosto 2009 – A Capriate San Gervasio, paesino a 17 chilometri da Bergamo, vivono poco più di settemila persone. Non sono molte, ma a quanto pare riescono comunque a creare traffico e rumorosi assembramenti.

La giunta leghista guidata dal sindaco Cristiano Esposito ha infatti deciso di  disciplinare con una delibera l’apertura di attività commerciali  che, con l’afflusso di clienti, creano “situazioni di disagio sociale, viabilistico e di quiete pubblica”. Rimane però un mistero perché, per risolvere il problema, Esposito e i suoi abbiano dichiarato guerra a “kebab e simili”.

La delibera approvata un mesetto fa li chiama proprio così, “kebab e simili”, e se non spiega quali attività sono assimilabili agli spiedoni di carne take away, è sicura nel vietarne l’apertura in tutto il centro storico. E nel resto del paese? Via libera solo dopo una “fase negoziale con l’amministrazione comunale”, che stabilirà se la zona scelta può ospitare il negozio e quali standard vanno rispettati.

“Niente razzismo” dice l’assessore al commercio, giustificando la decisione con i problemi di viabilità e parcheggi creati da questo tipo di esercizi. Ma mentre si sente puzza di discriminazione, c’è anche da interrogarsi su quel “e simili”: quanto assomiglia al kebab un panino al salame?

Il testo della delibera

Elvio Pasca

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