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Roma, 30 ago. (Adnkronos) – “Continuano a crescere i detenuti
reclusi nelle carceri del Lazio. Secondo il Dap, il 28 agosto i
reclusi presenti nei 14 istituti della Regione erano 7.068, oltre
2.200 in piu’ rispetto ai 4.838 posti disponibili e ben 33 in piu’
rispetto all’ultima rilevazione diffusa, solo due settimane fa”. Lo
dichiara il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che ha
invitato a guardare oltre le cifre.
“A Regina Coeli – dice – i detenuti in sovrannumero sarebbero
circa 300, ma non si tiene conto che sono state chiuse due sezioni, la
V e la VI, e dunque i posti disponibili sono molti di meno. A Velletri
per accogliere i nuovi giunti e’ stato aperto anche il terzo piano del
nuovo padiglione detentivo ed anche a Paliano, considerata un’oasi
immune dal sovraffollamento, per la prima volta da molto tempo le
presenze sfiorano effettive sfiorano i posti disponibili”.
“Nelle 206 carceri italiane sono recluse 66.138 persone – dice –
(2.834 le donne) a fronte di 45.588 posti disponibili. Nel Lazio sono
reclusi 6.595 uomini e 466 donne. I detenuti stranieri sono quasi il
40%. Ulteriori spunti di riflessione sono dettati dalle posizioni
giuridiche dei reclusi. Quasi la meta’ e’, infatti, in attesa di
giudizio definitivo. Di questi, quasi il 60% e’ rappresentato da
detenuti stranieri”.
“Numeri sempre piu’ preoccupanti – spiega –
perche’ si sommano alla cronica carenza di risorse finanziarie –
necessarie a garantire il funzionamento degli istituti e le
manutenzioni ordinarie – e a quelle di personale. Come ogni estate il
personale di polizia penitenziaria si assottiglia per il necessario e
doveroso godimento delle ferie. Non e’ infrequente imbattersi,
all’interno delle carceri, in padiglioni con piu’ sezioni controllate
da un solo agente. Una situazione, questa, che produce l’autogestione
da parte dei detenuti”.
“Ormai non ha piu’ senso – ha concluso Marroni – parlare di
presenze record visto che ogni rilevazione e’ superiore alla
precedente. Ma non sono solo i numeri a renderci pessimisti: in questi
abbiamo registrato molti casi di persone di scarsa pericolosita’
sociale costrette, dopo tempo, a tornare in carcere per scontare
residui pena di poche settimane o addirittura di persone malate che in
cella proprio non dovrebbero stare. E’ sotto gli occhi di tutti che
una legislazione che produce troppo carcere e i lunghi tempi della
giustizia hanno creato un corto circuito che sta portando al collasso
il sistema. In queste condizioni, era inevitabile che ogni misura
adottata, in questi anni, dai governi per ridurre il sovraffollamento
si rivelasse inefficace”.