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CARITAS: CASA E LAVORO EMERGENZE POVERTA’ A NORD E SUD /ANSA

MONS.MERISI,E PER IMMIGRAZIONE SERVE POLITICA CHE EVITI CHIUSURE
ASSISI (PERUGIA)
(ANSA) – ASSISI (PERUGIA), 23 GIU – Nella lotta alla povertà é necessaria una specifica attenzione ai temi della casa al nord e al centro Italia e del lavoro al sud. Lo ha sottolineato il direttore della Caritas Italiana, mons. Giuseppe Merisi, aprendo oggi ad Assisi il 32/o convegno nazionale dell’organizzazione. La casa al nord e al centro Italia – è stato detto – pesa fino all’80 per cento sullo stipendio familiare. E’ quindi necessaria – secondo monsignor Merisi – una nuova politica della casa popolare a riscatto e una forte detrazione fiscale sul costo per affitto. Per il lavoro al sud – dove "c’é una grande concentrazione di situazioni di povertà economica" – occorre, secondo il direttore della Caritas, un piano contro la disoccupazione che valorizzi artigianato, ambiente e turismo, cooperazione e consorzi. Nel suo intervento, di fronte ad oltre 600 delegati delle Caritas italiane, mons. Merisi ha toccato il problema dell’immigrazione "fenomeno strutturale alla vita del nostro Paese e che interessa ormai quasi quattro milioni di persone". "E’ necessaria – ha proseguito – una rinnovata politica dell’immigrazione attenta ad evitare chiusure, capace di superare le lentezze burocratiche, e investire in programmi di integrazione (nella scuola, per le famiglie, per le nuove generazioni, per la salute) prima che in programmi di trattenimento ed espulsione, pur a volte drammaticamente necessari". Il direttore della Caritas ha parlato anche della "possibile confusione tra le questioni relative al disagio sociale e il problema della sicurezza dei nostri territori". Vanno evitate e contrastate – ha sostenuto – le semplificazioni e le strumentalizzazioni "anche distinguendo il tema della legalità da quello della sicurezza, nel senso che il raccordo fra accoglienza e legalità può generare e di fatto genera sicurezza e coesione sociale". Il senso della parola povertà acquista anche un significato diverso. "C’é una povertà più larga, potremmo chiamarla antropologica o spirituale ma anche sociale – ha osservato mons. Merisi – essa impedisce anche a chi i mezzi li avrebbe di trovare un senso alla propria esistenza, di pensare positivamente al proprio futuro. Genera malessere fisico e psichico, conduce alla solitudine, all’abbandono. E’ una situazione comune diffusa in Europa, nel ricco occidente e nell’Europa dell’est, dove c’é povertà molto diffusa: si tratta di una ‘poverta’ di futurò che tutti ci accomuna e sfida e ci impegna a una prova di responsabilità". Il direttore della Caritas ha ricordato, tra l’altro, che la presenza quotidiana e di ascolto delle Caritas, nei luoghi "sensibili" dell’Europa di oggi, "ci porta necessariamente a guardare all’impegno per il bene comune e alle opere che devono promuoverlo mettendo al centro la persona e le sue relazioni e guardando alle reti in atto prima ancora a quello che non va". (ANSA).

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