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Carlo Verdone: “Abbiamo tutti un po’ di sangue straniero”

Intervista del regista su Gazeta Românească. “Voi romeni siete grandi lavoratori, ma state un po’ troppo sulle vostre”

Roma – 18 luglio 2011 – Carlo Verdone è uno dei pochi registi italiani che hanno fatto breccia anche nel cuore degli immigrati. Chi non ha visto “Bianco rosso e verdone” o “Viaggi di nozze”?.

In questi giorni è impegnato a Cinecittà sul set del suo nuovo film “Posti in piedi in paradiso”, ma ha lasciato per un quarto d’ora la sua poltrona di regista, per parlare con Gazeta Românească, il settimanale dei romeni in Italia. Una conversazione (che arriverà in edicola nel numero di venerdì prossimo) dedicata all’ immigrazione e ai pregiudizi… ma anche a Eugen Ionescu e Mircea Eliade.

Negli ultimi anni, Roma, la sua città, è cambiata: è diventata una città con tanti immigrati. Come ha saputo accoglierli?
Roma, da un po’ di anni è cambiata, è diventata multietnica, vero. Il problema della capitale, così come quello dell’Italia stessa è che non ha avuto le strutture solide come altri Paesi, Inghilterra o Germania, per accogliere i flussi migratori. L’Italia, per tradizione, non è un paese di immigrazione. Bisogna andare qualche centinaio di anni indietro per trovare flussi migratori verso l’Italia.

All’inizio, devo dire, eravamo completamente a disagio. Ora, piano- piano, piano-piano (lo dice lentamente in un modo più che suggestivo ndr) vedo un leggero cambiamento. All’inizio ci sono stati dei problemi, non siamo stati preparati- è la verità e poi, abbiamo dovuto affrontare e spesso affrontiamo tutt’ora, tanti pregiudizi riguardanti gli stranieri.

Quanto di quest’Italia multietnica si rispecchia nel cinema italiano dei nostri giorni?
Ora la situazione è cambiata, si sta ridisegnando una nuova realtà, è questo lo si vede anche attraverso i film- che specchiano la realtà di oggi. Per esempio, non si può fare un film sulla Gran Bretagna senza far vedere un indiano o una persona di colore. Lo stesso vale per i turchi in Germania, che sono tantissimi. Io ho avuto personaggi romeni, ma non solo: ho anche lavorato con attori romeni (Ana Caterina Moraru, Corinne Jiga ndr)

Cosa succede e succederà all’italiano medio, in questa “realtà ridisegnata”? Teme un’invasione?
Credo che i flussi migratori siano naturali, storici, assistiamo a una ridefinizione del tutto. Ma nemmeno noi siamo figli degli antichi romani. Magari al nord ci sono i discendenti dei longobardi, come al sud ci sono dei discendenti degli spagnoli. La “romanità pura” non esiste più, tutti abbiamo un po’ di sangue straniero. Io personalmente sono totalmente aperto a questo incontro di culture diverse.

Lei parlava prima dei pregiudizi verso gli immigrati. Da cosa nascono?
I pregiudizi regnano dove l’ignoranza fa da padrona.  Per esempio, tanti non conoscono il fatto che uno dei maggiori rappresentanti del teatro moderno è un romeno, Eugen Ionesco. Oppure pochi conoscono Mircea Eliade, uno dei più grandi antropologi, su cui io ho fatto tre esami all’università, non uno! Ma voi romeni avete anche altri artisti famosi, per esempio pittori di fama europea.

A proposito dell’Arte. Cosa ne pensa del nuovo cinema romeno?
Ho visto alcuni film romeni, ne cito solo uno, che mi è piaciuto molto: “Racconti dell’età dell’oro”. Si tratta di un cinema fresco, nuovo,… siete voi l’avanguardia vera del cinema europeo!

Se dovesse costruire un personaggio romeno tipico, che qualità e difetti avrebbe?
Questo mi manca! Voi romeni siete grandi lavoratori, per esempio gli idraulici che sono venuti a casa mia, ad aggiustarmi il bagno, hanno fatto un lavoro ottimo. Aggiungo: siete delle persone di una grande dignità, che tengono alla famiglia, ai figli, alle tradizioni. Però… devo dire, ho notato che qualche volta siete un po’ troppo sulle vostre!

Miruna Cajvaneanu
Gazeta Românească

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