Si moltiplicano le segnalazioni riguardo a una prassi già bocciata dai giudici. “Nuovi casi anche in Campania”. Tre deputati del Pd chiedono l’intervento di Alfano: “Serve una circolare”
Roma – 4 marzo 2016 – Hai perso il lavoro? La Questura ti revoca la carta di soggiorno, cioè quel “permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo” che dovrebbe essere a tempo indeterminato.
“Succedeva solo a Milano, non succede più” ha sostenuto il ministero dell’Interno davanti alla Commissione Europea, che gli chiedeva lumi su una prassi che i giudici hanno già bocciato come illegittima. Il ministero ha quindi ritenuto “superfluo” inviare una circolare a tutte le Questure per chiarire che la carta di soggiorno non può essere revocata per motivi legati al reddito del titolare.
Stranieriinitalia.it si è occupata più volte del caso e ha raccolto diverse segnalazioni secondo le quali la “trappola” delle Questure non sarebbe però scattata solo a Milano, ma, per esempio, anche a Modena o a Roma. E il sospetto è che non si tratti di casi sporadici, ma di prassi diffuse che meriterebbero una maggiore attenzione e un intervento risolutivo da parte del Viminale.
“A noi in questi giorni hanno segnalato due casi dalla Campania” conferma Maurizio Bove, presidente dell’Anolf Cisl di Milano, l’associazione che ha già promosso e vinto un ricorso davanti al Tar della Lombardia e che ha sollevato la questione a Bruxelles. “Le Questure di Caserta e Napoli hanno revocata la carta di soggiorno per mancanza di reddito sufficiente a un cittadino tunisino a un cittadino bangladese, che si sono già rivolti al tribunale”.
La questione, evidentemente e con buona pace del Viminale, è quindi ancora aperta. “Ora stiamo valutando se segnalare questi nuovi casi alla Direzione Generale Migrazione e Affari Interni della Commissione Europea. Il comportamento delle Questure – sottolinea Bove – viola infatti la normativa europea, non solo quella italiana”.
Intanto, il primo marzo, i deputati del Partito Democratico Marilena Fabbri, Khali Chaouki e Paolo Beni hanno sollecitato di nuovo al ministro dell’Interno di intervenire. In un’interrogazione presentata in commissione Affari Costituzionali chiedono ad Angelino Alfano “quanti sono stati nel 2015 i casi di revoca «ingiustificata»” e se no reputi “doveroso agire in autotutela richiamando le persone interessate dal provvedimento al fine di restituire loro la documentazione revocata senza oneri a carico”.
I deputati vogliono sapere dal ministro anche ”se non ritenga urgente emanare una circolare che dia informazioni uniformi su tutto il territorio nazionale circa la corretta interpretazione e applicazione delle norme”. Per fermare un’ingiustizia basterebbe scrivere e diffondere una semplice circolare. È davvero così difficile?
Elvio Pasca