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Case all’asta. Poste Italiane in tribunale per discriminazione

Ricorso a Brescia dopo l’esclusione degli immigrati. Guariso (Asgi): “La legge è chiara, chi ha un permesso almeno biennale e un lavoro va equiparato agli italiani. Curiosi di capire come si difenderà l’azienda”

Roma – 19 luglio 2011 – Saranno i giudici a dire una volta per tutte se Poste Italiane discrimina gli immigrati quando fa partecipare solo gli italiani alle aste dei suoi appartamenti.

 

L’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, la Fondazione Piccini e un cittadino straniero hanno presentato un ricorso al tribunale di Brescia. Si tratta un’azione legale  prevista dal Testo Unico sull’immigrazione quando “il comportamento di un privato o della pubblica amministrazione produce una discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.

È l’ultimo sviluppo di una vicenda che finora ha visto l’azienda guidata da Massimo Sarmi arroccata sulle sue posizioni. Oggetto del contendere, il disciplinare di gara con cui ha messo all’asta una ventina di appartamenti in tutta Italia, inserendo la cittadinanza italiana tra i requisiti per presentare l’offerta. Una scelta che fa discutere anche alla luce del fatto che, per una lunga serie di servizi (permessi di soggiorno, money trasfer, mutui ecc.), gli immigrati sono ottimi clienti di Poste Italiane.

Poste non ha mai risposto alla lettera inviatale da Asgi, fondazione Piccini e Cgil di Brescia, nella quale si sottolineava che quella scelta era discriminatoria. A nulla è servito che dello stesso parere si sia detto anche l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che ha chiesto all’azienda di ritornare sui suoi passi.

“ll requisito della cittadinanza italiana è stabilito per legge ed è richiesto da tutti gli enti che vendono alloggi di edilizia residenziale pubblica” sostiene Poste. Ma il ricorso presentato a Brescia contesta proprio questa affermazione, dal momento che il Testo Unico sull’Immigrazione prevede che gli immigrati con permesso almeno biennale e un lavoro possono accedere alle case popolari al pari degli italiani.

“La legge è molto chiara, dal 1998 non è mai stata cambiata e non è certo difficile trovare immigrati nelle case popolari. Non riusciamo quindi a capire come Poste Italiane possa continuare a difendere il requisito dell’italianità, anche dopo il parare dell’Unar” commenta l’avvocato Alberto Guariso dell’Asgi. “Siamo curiosi di vedere come l’azienda si difenderà in tribunale”.

“Nel ricorso -aggiunge Guariso – chiediamo di sospendere immediatamente l’assegnazione delle case, dal momento che alcune aste sono già chiuse, e di aprire agli immigrati”. Almeno sul primo punto, il giudice dovrebbe decidere entro pochi giorni.

Elvio Pasca

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