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Case all’asta. Unar: “Poste Italiane discrimina gli immigrati”

Il parere dell’Ufficio Antidiscriminazioni: “Ingiustificato il requisito della cittadinanza”. Ma il gruppo guidato da Massimo Sarmi non molla:  “Lo prevede la legge, immigrati possono partecipare solo quando diventano italiani” spiega a Stranieriinitalia.it

 

Roma –  13 luglio 2011 – Poste Italiane non può escludere gli immigrati dall’asta dei suoi appartamenti. Inserire tra i requisiti la cittadinanza italiana è una discriminazione.

È il parere dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che ha chiesto  al gruppo guidato da Massimo Sarmi di tornare sui suoi passi. Per ora è un semplice invito, ma se Poste Italiane non si adegua, aprendo la gara anche agli immigrati, rischia di finire in tribunale.

Il caso riguarda diciassette appartamenti messi all’asta a  Brescia, Ferrara, Novara, Taranto, Vercelli e Verona. Per partecipare, spiega l’avviso di Poste, servono “requisiti previsti dalle norme vigenti per non incorrere nella decadenza dal diritto all’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, ed in particolare cittadinanza italiana”.

A chiedere l’intervento dell’Ufficio Antidiscriminazioni  erano stati l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione e la Fondazione Guido Piccini, insieme alla Cgil di Brescia. Anche perché, facevano notare, il Testo Unico sull’Immigrazione dice che gli immigrati regolari con carta di soggiorno o con un permesso biennale sono equiparati agli italiani nell’accesso alla case popolari.

Quella norma viene richiamata anche nel parere firmato il 4 luglio scorso dal consigliere dell’Unar Oriana Calabresi. Secondo l’esperta, l’avviso di  Poste “può essere considerato atto a contenuto discriminatorio” ( quindi illegale), manca una “giustificazione oggettiva e ragionevole” per l’introduzione del requisito della cittadinanza italiana, così come un “rapporto di proporzionalità tra obiettivo e mezzi impiegati”.

Calabresi ricorda che discriminazioni di questo tipo, legate all’accesso alla casa, sono “tutt’altro che isolate”e fa l’esempio del Comune di Milano, che dava più punti agli italiani per l’accesso alle case popolari finchè il tribunale non l’ha obbligato a fare marcia indietro. “Va dunque sollecitato Poste Italiane S.p.a. – conclude l’esperta – ad adeguarsi ai principi di non discriminazione”.

Poste Italiane accoglierà l’invito? Pare di no, a giudicare da una nota che ha inviato ieri sera Stranieriinitalia.it.

“Il requisito della cittadinanza italiana – sostiene Poste –  è stabilito per legge ed è richiesto da tutti gli enti che vendono alloggi Erp”. “Poste Italiane – aggiunge – rispetta la normativa vigente nella procedura di vendita dei propri immobili”,  per poi concludere con una precisazione scontata, dal retrogusto beffardo: “l’immigrato in possesso della cittadinanza italiana potrà liberamente partecipare all’asta per l’acquisto degli alloggi”.

Muro contro muro, quindi. Si finirà in tribunale?

Elvio Pasca

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