Roma – 4 luglio 2012 – Nonostante gli sforzi della Lega Nord, in Friuli Venezia Giulia non ci saranno per ora ulteriori restrizioni all’accesso degli immigrati regolari alle case popolari.
Il Carroccio aveva presentato un emendamento alla legge di assestamento del bilancio, in discussione ieri in Consiglio regionale. Se fosse passato, avrebbe fissato un tetto del 10% nell’assegnazione ai cittadini extracomunitari degli alloggi dell’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale. L’emendamento e’ stato però rigettato, per motivazioni di copertura finanziaria, dalla vicepresidente dell’Assemblea Annamaria Menosso (Pd), che conduceva i lavori in quella fase al posto del presidente Maurizio Franz (Lega Nord).
“Il sovraffollamento di extracomunitari crea problemi di integrazione e convivenza. Dobbiamo trovare un modo di regolamentare l’accesso alle aree abitative” aveva detto qualche tempo fa il capogruppo delal Lega Nord Danilo Narduzzi, spiegando che l’emendamento era dettato da “una necessità di rappresentanza: se in regione la popolazione extracomunitaria è presente al 10% non può avere il 30% in un determinato condominio Ater”.
Secondo il leghista, con il tetto del 10% verrebbe “raggiunto un doppio effetto: la tutela degli italiani, perché non si crea un ghetto, e la garanzia dell’integrazione per gli stranieri”. E certo è strano sentir parlare di integrazione Narduzzi, che qualche mese fa ha chiesto di azzerare il fondo regionale che finanzia gli interventi a favore degli immigrati e in passato ha proposto di mappare i musulmani e denunciare i clandestini che arrivano negli ospedali.
Per l’accesso alle case popolari in Friuli Venezia Giulia, vige comunque il requisito della residenza minima di due anni in Regione (e di cinque anni in Italia per extracomunitari) che già penalizza gli immigrati. La legge regionale che lo ha introdotto è stata però impugnata dal governo davanti alla Corte Costituzionale, perché violerebbe il principio di uguaglianza.
EP