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Caso Ablyazov. Alfano: “Il governo non sapeva”

Il ministro dell'Interno ribadisce la sua linea in Parlamento: "Espulsione legittima , ma dai caratteri non ordinari". Via il suo capo di gabinetto e il capo della segreteria del Dipartimento di Pubblica Sicurezza. La relazione del Capo della Polizia

Roma  – 17 luglio 2013 –  "Sono qui a riferire di una vicenda di cui io e nessun altro ministro del governo e' stato informato".

Così il vicepremier ministro dell'Interno Angelino Alfano ha esordito ieri pomeriggio in Senato parlando del rimpatrio di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muchtar Ablyazov e della sua figlia di sei anni Alua.

"Nella prassi non esisteva obbligo di segnalazione al ministro – ha detto Alfano – sia perchè si trattava di una espulsione ordinaria, sia perchè non c'era nè evidenza nè consapevolezza che il marito della donna fosse un dissidente. Sicché nessuna informazione è stata data al ministro". Tuttavia, "l'attenzione di un altro Paese, così evidente e tangibile attraverso l'impegno diretto del proprio ambasciatore, e l'utilizzo di un volo non di linea per il rimpatrio delle due cittadine kazake avrebbe dovuto rappresentare elemento di attenzione tale da far valutare l'opportunita di portare l'evento a conoscenza del ministro stesso".

Il ministro ha sostenuto che "in nessuna fase della vicenda i funzionari italiani hanno avuto informazione alcuna che Ablyazov (il dissidente kazako marito di Shalabayeva, ndr) fosse un rifugiato politico e non un pericoloso latitante". Sempre secondo la relazione del Capo della Polizia Pansa, "nel corso dell'intera istruttoria e dalla consultazione di tutta la documentazione fornita non risulta che Alma Shalabayeva o i suoi difensori abbiano mai presentato o annunciato domanda di asilo, pur avendone la possibilità, né è risultato che la citata cittadina kazaka abbia mostrato o affermato di possedere un permesso di soggiorno rilasciato da paesi Schengen, cosa che hanno fatto i difensori solo in sede di ricorso contro il provvedimento".

Il titolare del Viminale ha ammesso che anche se si è  trattato di una espulsione "dalla chiara legittimità", questa ha "evidenziato caratteri non ordinari. Andranno verificate le modalità esecutive". Ma ha definito "infondate" le accuse rivolte alla Polizia dalla stessa Shalabayeva in un memoriale pubblicato dal "Financial Times", secondo le quali il cognato "sarebbe stato percosso, riportando ferite durante l'irruzione" degli agenti nella villa di Casal Palocco. .

Questa la versione del governo, del ministro e del capo della Polizia Alessandro Pansa, che ha condotta un'indagine interna al Viminale e consegnato una relazione con i risultati ad Alfano (QUI IL TESTO COMPLETO). Intanto il capo di gabinetto del ministro, Giuseppe Procaccini, si è dimesso, ma sostiene di aver informato Alfano che l'ambasciatore kazako era venuto a parlargli della ricerca di un pericoloso latitante. Via anche il capo della Segreteria del Dipartimento di Pubblica sicurezza, Alessandro Valeri.

''Ho chiesto al capo della Polizia una riorganizzazione complessiva del Dipartimento della Ps, a cominciare dal vertice del settore immigrazione''  ha detto ieri  Alfano, spiegando di aver  "accettato le dimissioni del mio capo di gabinetto e proposto l'avvicendamento del capo della segreteria del dipartimento'' . Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha convocato l'ambasciatore kazako.

La versione di Alfano non haconvinto tutti, anche all'interno dei partiti che sostengono il governo. Domani una riunione del gruppo Pd al Senatodovra' decidere la linea in vista del voto sulla mozione di sfiducia ad Alfano al voto venerdi' a palazzo Madama. E intanto Matteo Renzi ha chiesto ufficialmente al premier Enrico Letta di "prendere posizione". Il presidente del Consiglio, dice Renzi, "dovra' andare alla Camera, prendere posizione e decidere se le motivazioni di Alfano lo hanno convinto o no".
 

Scarica la relazione del Capo della Polizia Alessandro Pansa

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