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Caso Ablyazov. “Il governo riferisca in Parlamento”

Senato e Camera chiedono chiarezza sul rimpatrio lampo della moglie e della figlia del dissidente kazako. Per i giudici fu un’espulsione ingiusta

Roma – 9 luglio 2013 – Il governo dovrà riferire in Parlamento sul caso della famiglia di Mukhtar Ablyazov, l’esule kazako, oppositore del regime del presidente Nazarbayev, la cui moglie e figlia sono state espulse a tempi da record dall’Italia e riportate in Kazakistan.

L’espulsione lampo
È successo nella notte tra il 29 e 30 maggio, quando una cinquantina di poliziotti in borghese hanno fatto irruzione nella villetta di Casal Palocco, alla periferia di roma, dove vivevano la signora Alma Shalabayeva e la piccola Alua, di appena sei anni. Cercano Ablyazov, che vive da rifugiato a Londra, sulla base di un mandato di cattura internazionale per truffa arrivato dal Kazhakistan.

La donna mostra un passaporto diplomatico della Repubblica Centrafricana che secondo la polizia è falso e  viene trasferita al Cie di Ponte Galeria, la bambina viene affidata momentaneamente ai nonni. Entrambe nel giro di un giorno vengono rispedite con un jet privato in patria e finiscono agli arresti domiciliari. Non hanno avuto nemmeno il tempo di parlare con gli avvocati o di chiedere asilo.

A fine giugno, del tribunale del riesame di Roma ha stabilito che quell’espulsione non andava fatta, che il passaporto era valido e che il giudice di pace doveva capirlo dalla documentazione a sua disposizione.

"Lascia perplessi – scrivono i giudici – la velocità con cui si è proceduto al rimpatrio in Kazakistan della indagata e della bambina, congiunti di un rifugiato politico, in presenza di atti dai quali emergevano quanto meno seri dubbi sulla falsità del documento". E ancora che "l'intestazione ad Alma Ayan anziché ad Alma Shalabayeva [sul passaporto ndr] appare riferibile non a falsità, ma alla necessità di sottrarsi a nemici politici del marito".

Una sentenza arrivata tardi, a cose fatte.

“Governo riferisca”
Il presidente del Consiglio Enrico Letta, spiega una nota di Palazzo Chigi, ha avviato “ una verifica interna agli organi di Governo che ricostruisca i fatti ed evidenzi eventuali profili di criticità” . Ieri del caso di è discusso a Palazzo Madama.

“Riteniamo si tratti di fatti non gravi, ma gravissimi, e non ci possiamo accontentare di una semplice indagine interna. Qui si parla di una gravissima responsabilità dell'Esecutivo, che ha avallato e appoggiato una vera e propria procedura di sequestro di persona per conto terzi, per Governi stranieri! Ne abbiamo già visti questi episodi!” ha detto in aula Nicola Morra, capogruppo del M5S, chiedendo che “il Presidente del Consiglio venga a riferire in Aula”.

Una richiesta alla quale si dono uniti il capogruppo del Partito Democratico Luigi Zanda (“Considero anche io gravi i fatti, se corrispondono a quanto è stato detto”), Andrea Olivero di Scelta civica (“È importante per la dignità del nostro Paese che al più presto si faccia chiarezza completa”),  Giuseppe Esposito del Pdl, che ha chiesto anche il coinvolgimento del comitato parlamentare dei controllo sui servizi segreti, ed Enrico Buemi del Psi, che parla di “fatti particolarmente inquietanti che richiamano alla memoria altre vicende che nel nostro Paese sono accadute negli anni passati”.  

Alla Camera  quattro deputati del Partito Democratico hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno.
 

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