Bergamo – 7 novembre 2013 – “Quando viene fuori la Kyenge resto secco. Io sono amante degli animali, però quando vedo uscire delle sembianze da orango, io resto ancora sconvolto".
Il leghista Roberto Calderoli si espresse così il 12 luglio scorso dal palco di una festa del partito a Treviglio, in provincia di Bergamo. Parole che fecero il giro del mondo e scatenarono una marea di polemiche, che però non lo spinsero a dimettersi dalla carica di vicepresidente del Senato (“Non me lo ha chiesto una larga maggioranza” sostenne in aula a Palazzo Madama).
La vicenda ha però anche un importante strascico giudiziario. Pochi giorni dopo quella sparata, la procura di Bergamo aprì infatti contro Calderoli un fascicolo con l’ipotesi di accusa di diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale. “È un atto dovuto”, commentò lui appena apprese la notizia.
Ora le indagini sono terminate e ora la Procura ha chiesto per il leghista il giudizio immediato, una procedura giustificata dall’evidenza della prova del reato. Adesso la parola passa al giudice per le indagini preliminari, che deciderà se accogliere la richiesta o suggerire alla Procura di procedere con la richiesta ordinaria di rinvio a giudizio.