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CASSAZIONE:NOMADI IN QUANTO TALI NON SI POSSONO DISCRIMINARE

ROMA
(ANSA) – ROMA, 9 LUG – I gruppi "di cultura nomade" non possono essere discriminati solo per la loro "condizione esistenziale". Lo sottolinea la Cassazione, ricordando che l’eguaglianza è sancita, e vale per tutti gli uomini, dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dalla Carta europea. In particolare, la Suprema Corte ha accolto il ricorso di Rinaldo B., capofamiglia di un gruppo di nomadi, contro l’ordinanza della Corte d’appello di Salerno, che gli aveva negato il diritto al risarcimento per ingiusta detenzione relativa alla carcerazione subita con l’accusa di minaccia e tentato omicidio, dalla quale venne assolto. I giudici gli avevano detto no al risarcimento in quanto aveva "la colpa grave" di essere un "capofamiglia di un gruppo rom".
Accogliendo il reclamo di Rinaldo B., la Cassazione – con la sentenza 27517 depositata il 7 luglio – sottolinea: "Poiché tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, e poiché tale eguaglianza è assicurata altresì a tutti gli uomini dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e dalla Carta europea, il fondamento della decisione adottata urta contro il sistema delle leggi". Per questo la Suprema Corte ha annullato il provvedimento emesso dalla Corte d’appello di Salerno, ordinando ai giudici di merito di rivedere la loro posizione. (ANSA).

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