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Cecilia D’Elia (Pd): “Si dia cittadinanza ai nati in Italia”

"Chi vuole vivere qui deve imparare l’italiano" Roma, 10 marzo 2010 – "Dopo 20 anni di immigrazione massiccia, l’Italia e’ cambiata, come lo e’ anche la cultura, e questo e’ un valore, una ricchezza".

Ad affermarlo all’ADNKRONOS e’ Cecilia D’Elia, assessore alle Politiche Culturali della provincia di Roma, a margine della presentazione di "Itagliani", il primo ciclo di "seminari creoli", avvenuta nella sala della Pace, al Palazzo Valentini di Roma.

Ma com’e’ in realta’ il livello di integrazione nel nostro Paese? "L’Italia e’ ancora molto indietro – spiega D’Elia – da una lato c’e’ un grande lavoro, dall’altro, pero’, nell’offerta di accoglienza, ma anche della percezione di se’ che l’Italia ha, non c’e’ ancora una dovuta consapevolezza". "Noi sosteniamo la proposta di legge ‘Carrubi-Granata’ e pensiamo che a chi e’ nato qui vada data la cittadinanza italiana. Del resto -sottolinea D’Elia- su 100 minori cosiddetti stranieri che vanno a scuola nella provincia di Roma, 70 sono nati da noi. Come si fa a pensare che sono un problema per l’integrazione dei ragazzi nelle scuole? Penso che il limite del 30% di bambini stranieri nelle classi – conclude – sia sbagliato e che sia veramente razzista se applicato a chi e’ nato qui".

E’ dello stesso parere anche lo scrittore Amara Lakhous che afferma: "Credo che sia eccessivo parlare di integrazione in Italia, bisogna essere un po’ umili ed iniziare a parlare di accettazione che deve essere convissuta e condivisa sia da italiani, opinione pubblica e mass media, che dagli immigrati stessi. Ritengo – aggiunge Lakhous – che la legge attuale sull’immigrazione non sia una buona legge, non miri all’integrazione ma, al contrario, alla disintegrazione. Dall’altra parte, pero’, ci sono gli immigrati che vivono in Italia da tantissimi anni ma non parlano l’italiano. La lingua e’ uno strumento indispensabile per conoscere la cultura e -conclude- chi rifiuta di imparare la lingua del Paese di accoglienza vuole vivere nell’illusione di stare nel Paese di origine".

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