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Censimento. I Comuni a caccia degli stranieri scomparsi

Appelli a farsi vivi e vigili urbani a casa di chi non ha risposto al questionario. Zirilli (Dea): “Sono molti gli immigrati regolari non censiti. Il grosso del lavoro inizia adesso”

Roma – 25 maggio 2012 – Che fine hanno fatto gli 800 mila immigrati scomparsi dal censimento? Erano quattro milioni e mezzo quelli regolarmente residenti in Italia registrati alle anagrafi all’inizio del 2011, ma, secondo i primi dati, solo tre milioni e settecentomila avrebbero risposto ai questionari dell’Istat.

La domanda interessa, e molto, anche i Comuni, che proprio in base al censimento dovranno aggiornare le loro liste anagrafiche. Chi non ha risposto, e a un’ulteriore verifica non risulta presente all’indirizzo dove era residente, andrà cancellato. Per i cittadini stranieri  perdere anche solo momentaneamente la residenza può però avere conseguenze gravi, perché ad esempio fa saltare il calcolo degli anni necessari per chiedere la cittadinanza.

“Il grosso del lavoro, per gli uffici comunali,  adesso. Bisogna confrontare la foto della popolazione anagrafica con quella scattata dal censimento, concentrarsi sulle differenze e verificare caso per caso. Io temo che siano molti gli immigrati che, pur essendo ancora in Italia con un permesso di soggiorno, non sono stati censiti” spiega Igor Zirilli, vicepresidente della Dea, associazione che riunisce gli operatori dei servizi demografici dei Comuni.

Perché non hanno risposto? “Le ragioni – dice l’esperto – possono essere tante. C’è chi non ha ricevuto il questionario, chi lo ha ricevuto e non lo ha capito, chi non ha risposto per diffidenza. C’è anche chi si trova in situazioni particolari, ad esempio a casa di conoscenti che non vogliono farlo risultare come residente nel loro appartamento per non perdere i requisiti di idoneità alloggiativa per un eventuale ricongiungimento familiare”.

Non è comunque il caso di farsi prendere dal panico, perché le cancellazioni non saranno automatiche. I vigili urbani busseranno alle case degli scomparsi, e se questi aprono la porta potranno confermare che ci sono ancora, evitando di perdere la residenza. Molti  Comuni stanno però anche giocando di anticipo, lanciando appelli agli immigrati “scomparsi” perché si facciano vivi.

Quello di Ragusa, ad esempio, ha pubblicato sul suo sito internet questo avviso: “Al fine di non cancellare per irreperibilità al censimento le persone non censite ed iscritte in questa anagrafe della popolazione residente si invitano tutte le persone residenti non censite alla data del 9 ottobre 2011 a presentarsi urgentemente presso l’Ufficio Anagrafe per confermare il requisito della dimora abituale (residenza). Gli stranieri extra comunitari residenti non censiti, dovranno dimostrare il possesso delle condizioni di regolarità della presenza nel territorio italiano”.

“Questi avvisi sono buone iniziative, i Comuni dicono ‘se ci siete battete un colpo’, nell’interesse dei cittadini non censiti” commenta Zirilli. Ma non c’è il rischio che chi si fa vivo adesso rimedi una multa per non aver risposto al censimento? “Chi è ancora in Italia e ha un permesso di soggiorno non può certo darsi latitante. La cancellazione dall’anagrafe dovrebbe fare molta più paura di un’eventuale sanzione”.

Elvio Pasca

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