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Centri d’espulsione. Morcone: “Rispettati gli standard più alti”

Il capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione: "Da Medici senza frontiere una posizione ideologica"

Roma – 3 febbraio 2010 – Medici senza frontiere manifesta ”una posizione tutta ideologica” sul tema dei centri per gli immigrati. Così Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, sul rapporto ‘Al di là del muro’.

Tutti i centri, sottolineano dal Viminale, sono ormai da tre anni aperti alle visite e ai sopralluoghi di autorita’ politiche, di istituzioni e di giornalisti in modo che chiunque possa ”accertarsi in qualsiasi momento delle reali condizioni di accoglienza e di ospitalità di persone che, tuttavia, soprattutto per quanto riguarda i Cie, non sono certo contente di essere trattenute”. A dicembre ”rappresentanti dell’opposizione hanno contemporaneamente visitato tutti i centri rilevando certamente insufficienze e segnalando carenze da colmare, senza per questo costruire un quadro che non rappresenti la realtà, ma solo una ossessione ideologica”.

Secondo il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, “i servizi sono stati tarati nel tempo sui più alti standard europei. Agli ospiti dei centri sono garantiti sia il rispetto delle diverse appartenenze culturali, etniche, religiose e linguistiche, sia una adeguata assistenza socio-sanitaria, oltre all’informazione legale (anche usufruendo del patrocinio gratuito". Nei centri ”sono garantiti inoltre l’interpretariato e la mediazione culturale e, proprio per una sempre migliore e decorosa permanenza nella struttura, sono rispettati ottimi standard nelle prestazioni e nei servizi resi alla persona (vestiario, vitto, lavanderia, ecc).

Quanto all’assistenza sanitaria, che Msf giudica scarsa, Il Viminale ribatte che “nei centri e’ previsto e viene regolarmente garantito uno screening medico d’ingresso, finalizzato anche ad una valutazione immediata del profilo psico-sociale, per individuare i soggetti particolarmente vulnerabili; un primo soccorso sanitario nel centro medico allestito all’interno di tutte le strutture e fornito di tutto il necessario per le cure ambulatoriali urgenti ed organizzato con la presenza permanente di personale medico e paramedico che garantisce l’assistenza fino all’eventuale ricovero nelle strutture ospedaliere del servizio sanitario nazionale”.

“Ovviamente, il primo soccorso viene prestato anche sui luoghi di sbarco. Forse è proprio questo – conclude Morcone – il senso di frustrazione che colpisce medici senza frontiere, determinando l’ansia di un rilancio del proprio ruolo il cui esito è solo tanto rumore”.

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