Roma – 25 gennaio 2013 – Lotta agli sfruttatori, a cominciare dai caporali. E possibilità, per gli immigrati che lavorano in nero, di farlo finalmente alla luce del sole, guadagnando un permesso di soggiorno. Senza essere considerati criminali solo perché sono in Italia irregolarmente.
Sono alcune delle proposte della Cgil, che ha presentato oggi a Roma il suo Piano del Lavoro. Un documento che nasce, spiega nell’incipit il principale sindacato italiano, “nella ferma convinzione che non si aprirà una nuova stagione di crescita e sviluppo se non si riparte dal lavoro e dalla creazione di lavoro”.
Tra le altre cose, il Piano indica delle “riforme strutturali all’insegna dell’equità sociale, dell’inclusione sociale e della promozione sociale” che sarebbe indispensabili per creare una “condizione generale del Paese attrattiva per gli investimenti, efficace e produttiva, che permetta cioè di moltiplicare il valore che i singoli progetti producono”. E parla anche di immigrazione quando affronta il tema “legalità”.
“Ripristinare il controllo di legalità nel ciclo economico – sottolinea la Cgil – è fonte di reperimento di risorse sommerse nel circuito illegale con effetti positivi sul bilancio dello Stato e delle autonomie locali, sul lavoro e sulla concorrenza leale”. E oltre a combattere più incisivamente corruzione, mafia ed evasione fiscale, il sindacato chiede quindi di “rendere più stringenti le norme contro il caporalato e favorire l’emersione del lavoro sommerso, regolarizzando i lavoratori migranti e abolendo il reato di clandestinità”.
Bilongo (Flai): “Non dimenticare gli invisibili senza permesso di soggiorno”
Sul palco della Conferenza di oggi è intervenuto anche Jane Renè Bilongo, responsabile del coordinamento migranti della Flai, Federazione Lavoratori AgroIndustria. Ha ricordato i “cinque milioni tra donne, fanciulli e uomini” che “guardano con fiducia al nostro paese”, “nuovi italiani che vivono con angoscia le vicende dell'Italia, che danno un contributo al Pil, alla crescita demografica e all’arricchimento. Gente come me, partita da un piccolo paese equatoriale, venuta qua per cercare un pezzo di vita, nonostante tutte le difficoltà, a volte poste perfidamente sui nostri percorsi”.
“Si parla di integrazione di quei cinque milioni di stranieri – ha aggiunto Bilongo – che vivono in questo paese e sono una componente essenziale della nostra comunità. Ma l’integrazione deve riguardare anche tutta quella parte di persone senza permesso di soggiorno. Sono 400mila i lavoratori nelle nostre campagne, lavoratori che sono invisibili, anche se tutti li vedono, tutti ci parlano. Per questo la Flai si è riscoperto sindacato di strada: una risposta chiara, una contrapposizione netta all’arroganza dei caporali talvolta spinti dai quei padroni che pensano che i lavoratori debbano solo essere sfruttati”.
EP