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Che fine ha fatto la tassa sui permessi?

È già legge, ma ancora non si è deciso quanto e come far pagare. A chi ha un permesso in scadenza, non conviene aspettare Roma – 29 ottobre 2009 – Che fine ha fatto la tassa sui permessi di soggiorno? Incombe da mesi sulla testa di quattro milioni di immigrati, ma per ora nessuno l’ha pagata .

La legge sulla sicurezza, in vigore dall’agosto scorso, è chiarissima: “La richiesta di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno è sottoposta al versamento di un contributo, il cui importo è fissato fra un minimo di 80 e un massimo di 200 euro”. Gli unici permessi senza tassa rimangono quelli per asilo e protezione umanitaria.

A decidere la cifra esatta e le modalità del versamento dovrebbero essere, con un decreto, i ministeri dell’Economia e dell’Interno.  Fatto sta che quel decreto ancora non esiste e dai due ministeri non arrivano indicazioni sulla sua tempistica.

Metà dei soldi incassati dallo Stato con la tassa sui permessi finirà nel “Fondo rimpatri”, quindi, con una logica tutt’altro che lineare, gli immigrati regolari pagheranno le spese degli irregolari. Secondo governo e maggioranza è giusto insomma mettere le mani in tasca ad Aziz, operaio marocchino regolare che vive a Bologna, perché a Napoli l’ucraino Ivan è stato pizzicato senza permesso di soggiorno.

Più rassicurante la fine che farà l’altra metà dei soldi, destinata al ministero dell’Interno per le attività legate ai permessi di soggiorno. Servirà a pagare uomini e mezzi per accorciare i tempi di rilascio e rinnovo, e, considerato che parliamo di cifre impressionanti, ci si aspetta grandi risultati.

Intanto non si paga e così sarà finchè i ministeri non si metteranno d’accordo. La pacchia però non durerà in eterno e chi ha un permesso in scadenza farebbe bene a chiedere subito il rinnovo: rimandare può costargli caro.

Elvio Pasca

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