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Chi raccoglierà le arance a Rosarno?

Un anno dopo i disordini nella cittadina calabrese: zero novità e nessun lavoratore

Roma – 20 ottobre 2010 – A Rosarno sembra che il tempo non sia mai passato, così a distanza di un anno dai disordini e le proteste degli immigrati, nella cittadina calabrese sono quasi nulle le migliorie, anzi la situazione sembra peggiorata.
 
Appena nove mesi fa, centinaia d’immigrati misero “a ferro e fuoco” il centro città per protestare non solo per le loro condizioni disumane di lavoro ma anche per l’indifferenza con cui veniva trattata la loro situazione.
 
In una recente intervista a Repubblica, parla Don Pino De Masi, che la situazione nella piana di Gioia Tauro la conosce più che bene e senza mezzi termini denuncia il peggioramento complessivo della situazione, soprattutto per quello che riguarda i centri di accoglienza che dovevano essere predisposti per gli stagionali, attesi in questi giorni.
 
Indubbiamente, dopo il risalto mediatico dello scorso anno, i ghetti non ci sono più ma paradossalmente non ci sono più neanche i posti, dove gli stagionali potranno ripararsi dalla pioggia o dove potranno trovare dell’acqua potabile. 
 
Infatti dopo le promesse politiche, avanzate a gran voce nei giorni "caldi" degli scontri, a Rosarno di progetti in vista non vi è traccia. Il più interessante era stato il progetto inaugurato nel 2007 che prevedeva di trasformare la “Cartiera”, ormai in disuso e utilizzata come rifugio dagli stagionali, in un grande centro di accoglienza e aggregazione sociale.
 
 Il progetto naufragò pochi mesi dopo per un ricorso esposto da una delle ditte che partecipò alla gara di appalto e così gli africani rimasero a dormire nei cartoni nell’ex cartiera per tutta la stagione. Poi ci fu il progetto del Ministro Maroni che stanziò 200mila euro per fornire l’Opera Sila (un altro accampamento di fortuna a Rosarno) di box doccia. Le associazioni di volontariato che si occuparono del progetto considerano inadeguate le risorse per completare l’opera e tutt’ora non si sa nulla sullo stato dei lavori.
 
Al momento l’unico progetto ufficiale, riconosciuto dal governo, è “Obiettivo 2.5”. Si tratta di un piano che prevede di trasformare un cementificio confiscato alla mafia, in un edificio con 60 posti letto e annesi per il ristoro e lo svago degli immigrati ma anche dello loro famigliari. Il progetto è indubbiamente ambizioso ma lo stato dei lavori denunciano un ritardo sostanziale e il termine non è previsto primo del prossimo anno.
 
I primi immigrati in cerca di lavoro sono già arrivati e al momento dormono in strada, mentre la situazione  viene monitorata solo dalle associazioni di volontariato come la Caritas che offrono i primi sostegni.
 
Allo stato delle cose, la situazione rimane appunto immutata, se non peggiorata, come sottolinea lo stesso Don Pino De Masi, al punto che per quest’anno gli immigrati attesi sono solo 500 rispetto ai 2500 dello scorso anno.  Insomma le arance sono già mature ma forse quest’anno a raccoglierle non ci sarà nessuno.
 
Marco Iorio
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