Il regista Cavallini: "Gli stranieri sono i nuovi proletari"
La pellicola mette in scena la storia del grande progetto industriale della Piaggio nato dalle rovine della guerra e trasformatosi in un successo mondiale. Un successo dovuto alla visione di qualche ingegnere di talento e alla capacita’ di un gruppo di industriali competenti. E, soprattutto, un ottimo risultato firmato dal mondo operaio toscano che ha dato corpo al progetto della fabbrica di Pontedera.
La pellicola, sostenuta dal ministero dei Beni Cuturali e dalla Regione Toscana, è stata proiettata ieri al Centro Spazio Reale di San Donnino. Lo Spazio Reale e’ un centro sociale polivalente gestito da don Giovanni Momigli, un sacerdote che da oltre 20 anni si batte per l’integrazione dei cinesi in Italia. Lo scopo della presentazione del film con i sottotitoli in cinese, viene spiegato, e’ proprio quello di favorire l’integrazione e l’interculturalita’.
"Con il mio film voglio aiutare l’integrazione degli stranieri nel nostro Paese", spiega Tommaso Cavallini conversando con l’ADNKRONOS. "Credo che gli stranieri in generale, e i cinesi in particolare, siano i nuovi proletari. C’e’ una sorta parallelismo – riflette Cavallini- tra l’Italia del dopoguerra, con i suoi tanti operai, e i cinesi che lavorano nel nostro Paese, in condizioni spesso precarie e senza diritti. I nuovi proletari – ribadisce – sono gli immigrati. Con il film vogliamo offriamo un’immagine piu’ aperta e positiva dell’Italia. Domenica, naturalmente, ci sara’ la prova del nove: solo se l’opera piacera’ agli spettatori cinesi la nostra idea risultera’ vincente".
Cavallini, pero’, e’ convinto che il film interessera’ il pubblico straniero anche se mette in scena una storia tutta italiana. "Credo – racconta il regista toscano – che la pellicola coinvolgera’ i cinesi perche’ e’ una commedia. E magari perche’ e’ il primo film sottotitolato". "Nel film, in fondo – sottolinea ancora Cavallini – e’ molto presente il tema del viaggio: il protagonista rientra in Toscana dall’America dove e’ cresciuto. Una prospettiva che coinvolge quasi tutti gli immigrati. E anche tanti cinesi che torneranno nel loro paese d’origine. O, quanto meno, lo sperano".