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Cittadinanza. Boldrini: “Bene riforma su minori, ma non escludiamo gli adulti”

La presidente della Camera: “Chi vive e lavora qui sia italiano. Europa non chiuda le frontiere”

Roma – 18 agosto 2015 – Gli immigrati rimangono stranieri, i loro figli diventano italiani. È il muro all’interno delle famiglie che verrebbe alzato da una riforma della cittadinanza dedicata solo ai minori, come quella che sta muovendo i primi passi a Montecitorio. 

A evidenziarlo ieri in un’intervista a Radio Vaticana è stata la presidente della Camera Laura Boldrini. 

“La riforma della cittadinanza – ha ricordato  sarà una delle leggi di cui ci occuperemo alla ripresa, a settembre. E’ stato depositato un testo. Mi pare che sia di fatto concentrato sulla cittadinanza dei minori. Se la legge sulla cittadinanza, però, è uno strumento di integrazione, e io credo che lo sia, allora ritengo che va bene occuparsi della cittadinanza e dei minori, ma ritengo che bisogna anche non escludere quella dei maggiorenni, quella degli adulti”. 

Diversamente, ha sottolineato Boldrini, “si creerebbe una situazione abbastanza difficile da gestire per le stesse famiglie, e noi non vogliamo creare sacche di marginalità. Noi vogliamo fare in modo che chi vive nel nostro Paese e lavora nel nostro Paese e paga le tasse, abbia anche la possibilità di sentirsi parte attiva del nostro tessuto sociale“.

Parlando invece della gestione europea dell’immigrazione, la presidente della Camera ha definito “un primo passo”,  l’ agenda presentata dalla Commissione. “È la prima volta che offre una condivisione dell’onere all’interno degli Stati; sia pure in un modo timido, ma è comunque un primo passo da valorizzare. Dopo di ché questo significa che c’è bisogno di più Europa”. 

“Io rimango sempre abbastanza sorpresa da chi, invece, propina il ritorno ai vecchi Stati nazionali chiudendo le frontiere e ognuno per sé, perché questo non solo è anacronistico, ma non è efficace: perché questo è perdente! Noi dobbiamo lavorare, tutti, con azioni concrete verso una prospettiva federale, verso quello che potrebbero essere, come obiettivo finale, gli Stati Uniti d’Europa”. 

“Bisogna andare avanti – ha concluso Boldrini – verso un’integrazione politica, partendo dalla crisi greca che ha dimostrato, appunto, la fragilità di questo impianto europeo”. 

 

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