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Cittadinanza. Giovanardi: “Se il Governo resta fuori e lavora il Parlamento, la riforma si può fare”

La proposta del senatore Pdl: “I figli degli immigrati diventino italiani quando si iscrivono a scuola. Basta barricate ideologiche, ci vuole buon senso”

Roma – 8 maggio 2013 – “Abbassiamo i toni, il governo ne stia fuori e lavori il Parlamento. Così potremo trovare una soluzione per cambiare la legge sulla cittadinanza a favore dei figli degli immigrati”.

Ne è convinto Carlo Giovanardi, senatore del Popolo della Libertà, che ieri mattina, insieme al collega Luigi Compagna, ha presentato un progetto di legge dedicato alle seconde generazioni.

“Un modo per affrontare il problema in modo pratico – spiega Giovanardi a Stranieriinitalia.it – partendo dal presupposto che nel nostro ordinamento prevale lo ius sanguinis, ma il principio dello ius soli è già presente. Nell’articolo 9, ad esempio, si dice che allo straniero nato in Italia che vi risiede almeno tre anni può essere concessa la cittadinanza”.

Ma è appunto una “concessione” e riguarda solo chi intanto è diventato maggiorenne
“È per questo che il nostro progetto di legge prevede una nuova possibilità. Chi nasce in Italia da genitori stranieri regolarmente residenti da almeno un anno diventa automaticamente italiano appena si iscrive alla scuola dell’obbligo. Il termine di un anno per i genitori evita che l’Italia diventi la sala parto del mondo”.

Perché aspettare la scuola dell’obbligo?
“Perché un bambino di tre anni non  si pone certo il problema di essere italiano o no. Il problema nasce quando va in prima elementare,  si confronta con gli altri bambini e dice: voi siete italiani, e io? Può sentire una discriminazione. Quello è anche il suo primo incontro con le istituzioni italiane, e inoltre in questo modo sì potrebbe arginare il fenomeno della dispersione scolastica”.

E chi non nasce in Italia ma arriva qui da piccolo?
“È un’altra situazione problematica, che merita una riflessione. Mi chiedo anche: una volta che il bambino diventa italiano la cittadinanza si estende ai genitori? Direi proprio di no”.

Che succede se poi quei genitori perdono il lavoro e il diritto a soggiornare in Italia?
Se i genitori non hanno più titolo per rimanere in Italia devono tornare in patria e i figli devono seguirli, anche se sono diventati italiani. Questi non sono temi marginali, vanno tutti approfonditi dal punto di vista giuridico”.

Ritiene quindi che è arrivato il momento di parlare seriamente in Parlamento di cittadinanza per i figli degli immigrati?
“Sì, è un problema reale, dell’Italia che cambia. Per questo ho presentato la mia proposta, che mi pare ragionevole e aperta a una discussione. È comunque già una proposta fortemente mediatoria”.

Troverebbe appoggio nel Pdl?
“Prima di presentarla mi sono confrontato anche con altri. E ritengo che la concessione della cittadinanza all’iscrizione alla scuola dell’obbligo sia un punto ampliamente condivisibile”.

Perché allora la levata di scudi di questi giorni? Appena Kyenge ha aperto bocca si è scatenato un putiferio
“Intanto la riforma non può nascere da un disegno di legge del governo, è una cosa assolutamente fuori posto. Credo che debba lavorarci il Parlamento, confrontandoci nelle commissioni parlamentari una soluzione di ragionevolezza la possiamo trovare. Con le contrapposte ideologie creiamo solo barricate, spostiamoci nel campo del buon senso”.

Elvio Pasca
 

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