Fli lancia una proposta di legge di iniziativa popolare. Con una convinzione: “Su questo tema gli italiani sono molto più aperti di chi siede in Parlamento”
Roma – 15 luglio 2011 – È tempo di sancire anche per legge che i figli degli immigrati sono italiani.
Dopo averci provato nel Palazzo, presentando con scarsi risultati un ddl di riforma della cittadinanza, Fabio Granata e il partito guidato da Gianfranco Fini hanno deciso di scendere in strada. L’obiettivo è raccogliere nei prossimi mesi 50mila firme per una proposta di legge popolare dedicata alle seconde generazioni.
“Il presidente Fini – spiega a Stranieriinitalia.it – ha avviato da anni una battaglia sulle seconde generazioni e sulla cittadinanza attiva. Questi temi erano confluiti nella proposta di riforma bipartisan firmata da me e Andrea Sarubbi del Pd, che però è ferma alla Camera per colpa dell’attuale maggioranza. Quindi abbiamo pensato a una legge di iniziativa popolare”.
Inizierete quindi a raccogliere le firme?
“Sì, e quando arriveremo a cinquantamila porteremo il testo in Aula. La riforma della cittadinanza è un tema centrale per i diritti civili, chiediamo quindi un vero coinvolgimento democratico, la partecipazione attiva dei cittadini. Vorremmo che anche le associazioni dei giovani di seconda generazione partecipassero a raccogliere le firme, per poi portare il testo in Aula”.
Qualche settimana fa anche una ventina di associazioni hanno lanciato un’iniziativa simile. Unirete le forze?
“Innanzitutto dobbiamo presentare il testo della proposta alla Corte di Cassazione per iniziare la raccolta delle firme. A quel punto valuteremo se c’è convergenza con la proposte delle associazioni e se possiamo iniziare un cammino comune. Sono ottimista, contiamo di arrivare all’approvazione della riforma entro la fine della legislatura, se questa arriverà a scadenza naturale”.
Cosa prevede la vostra proposta?
“Introduce nel nostro ordinamento il concetto di ius soli temperato. Non diciamo che chiunque nasce in Italia è italiano, diciamo che è italiano chi nasce da genitori regolarmente in Italia da almeno cinque anni se sono extracomunitari o da almeno tre se sono comunitari”.
E per chi è nato all’estero?
“Prevediamo che chi è arriva in Italia da bambino diventi italiano dopo aver concluso un intero ciclo di studi, ad esempio le scuole elementari. In questo modo il percorso di acquisizione della cittadinanza diventa anche un strumento formidabile di partecipazione attiva al perimetro pubblico del Paese”.
La proposta coprirebbe insomma tutte le seconde generazioni
“Sì, evitando che rimanga un’area di ragazzi quasi apolidi, che per legge non sono italiani e di fatto non sono stranieri. Questi potrebbero essere spinti a rinchiudersi in identità religiose e culturali dei paesi d’origine dei loro genitori e cadere nella ghettizzazione”.
E gli adulti? La proposta non accorcia i tempi per le naturalizzazioni?
“Questa previsione era nel ddl bipartisan, ma realisticamente è più difficile da far passare. Non l’abbiamo inserita nella proposta di legge popolare per agevolare il suo cammino e salvare il nostro obiettivo principale, che è una riforma della cittadinanza dedicata alle seconde generazioni”.
Crede che l’Italia sia pronta?
“Il concetto di ius soli appartiene storicamente all’identità italiana, a partire dall’epoca classica, quando era cittadino chi nasceva nell’Impero Romano. È il tema del civis romanus sum. Si è cittadini quando si partecipa al destino comune della Nazione. Questi giovani che vivono tutti gli aspetti della nostra identità, profondi e superficiali. Hanno le stesse passioni dei nostri figli, studiano insieme, tifano per le stesse squadre, la cosiddetta generazione Balotelli ha già precorso i temi della riforma”.
Ma perché questa proposta dovrebbe avere più chance del ddl che si è arenato alla Camera per il no di Popolo delle Libertà e Lega Nord?
“Perché è un segnale nuovo per il Parlamento, è una proposta di iniziativa popolare che arriva dal basso, direttamente dagli elettori. Questo dovrebbe convincere la maggioranza ad abbandonare l’atteggiamento tenuto finora, soffiando sulla paure e predicando la chiusura per calcoli elettorali”.
Crede insomma che sulla cittadinanza italiana per le seconde generazioni anche gli elettori dell’attuale maggioranza siano più aperti dei loro rappresentanti in Parlamento?
“Ne sono convinto e non è difficile trovare esempi di questa situazione. Anche se guardiamo alle amministrazioni locali, vediamo una sensibilità diversa. Il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, dialoga con i nuovi italiani. Una legge di iniziativa popolare sarà una spinta importante, spero definitiva, anche per Pdl e Lega”.
Elvio Pasca