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Cittadinanza. Guerra: “Italiano chi nasce qui, la riforma è un investimento”

Il sottosegretario alle Politiche Sociali: “Leggere l’immigrazione in un’ottica di lungo periodo e di integrazione. L’Italia è indietro”. Alla ricerca di un “Nuovo orizzonte per l’immigrazione”

Roma – 29 novembre 2012 – “L’immigrazione non e’ fenomeno emergenziale o legato a flussi programmati per colmare lacune del nostro mercato del lavoro. Ormai piu’ del 50% degli immigrati sono lungo-soggiornanti, ci sono forti ricongiunzioni familiari; c’e’ una seconda generazione nata qua o arrivata molto giovane che si affaccia al mercato del lavoro e alla scuola. C’è necessità di leggere il fenomeno in un’ottica di lungo periodo e di integrazione. Credo che la riflessione sotto questo profilo sia ancora molto indietro nel nostro Paese”.

Ne è convinta il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali Maria Cecilia Guerra, intervenuta oggi a Roma al convegno ‘Un nuovo orizzonte per l’immigrazione’, organizzato dal Cnel e della direzione immigrazione del suo ministero. “Abbiamo una comunita’ stanziale- ha detto –  ma non ce ne siamo ancora occupati in modo adeguato”.

Guerra ha citato “alcuni aspetti specifici della difficoltà di integrazione”. Tra questi c’è il lavoro (“la poverta’ e la deprivazione materiale sono piu’ forti, nonostante ci sia nelle famiglie di immigrati un’intensita’ di lavoro piu’ alta. Il che vuol dire che il lavoro da’ meno reddito e che si e’ impiegati molto spesso in attività meno qualificate”), ma preoccupa anche la “discriminazione per quanto riguarda l’abitazione: case piu’ degradate con affitti piu’ alti”, mentre nella scuola “l’integrazione linguistica e dei custumi e’ una sfida, abbiamo 750 mila bambini nel nostro sistema scolastico, e la piaga dell’abbandono scolastico e’ piu’ alta tra gli immigrati”.

Riguardo alle seconde generazioni, il sottosegretario ha citato la necessità di una riforma della cittadinanza. “Per i bambini che nascono qua e non hanno conosciuta altra patria, altra lingua, altre relazioni, non vedo la necessità di aspettare, per quelli che arrivano si può considerare il superamento di un minimo grado di integrazione. E’ proprio un investimento che dovremmo fare perche’ quando le norme sono indietro anche l’integrazione e’ indietro. Se non viene dato un segnale forte di normalita’ dall’alto e’ piu’ facile che si legittimi la discriminazione”.

“Un nuovo orizzonte per l’immigrazione”
Il convegno di oggi, nel corso del quale è stata presentata la sezione “Ricerche” del  Portale istituzionale www.integrazionemigranti.gov.it, è partito da alcuni dati.  L’Italia nell’arco di poco più di un decennio, è diventata il quarto paese per accoglienza di immigrati nell’ambito dell’UE (dopo Spagna, Germania e Regno Unito), con una crescita sostenuta della popolazione straniera passata dal 2,2 al 7,5 %. Tale aumento è stato trascinato dalla domanda di lavoro di 2,5 milioni di lavoratori stranieri che rappresentano un decimo del totale dei lavoratori occupati in Italia, che contribuiscono al 6% del Pil e promuovono il 7,4% del totale delle imprese.

La presenza degli stranieri è caratterizzata da una crescente stabilità delle comunità, con i soggiornanti di lungo periodo che sono il 52,1% dei regolari, i circa 100 mila ricongiungimenti familiari all’anno e un milione di minori, dei quali circa 756.000 iscritti nelle scuole.  La crisi economica ha portato un incremento della disoccupazione degli immigrati di oltre 5 punti percentuali (arriva al 12%) e ad una rilevante crescita delle persone straniere in cerca di lavoro che segna un cambiamento rispetto agli anni precedenti.

Al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ritengono quindi che, più che sui nuovi ingressi, ci si debba concentrare sulle politiche di integrazione per chi è già qui. “La presenza di stranieri e’ inevitabilmente elevata. Di contro il dibattito e’ ancora concentrato sui flussi, risentendo di un retaggio del passato. Il paese su questi temi ha invece bisogno di cambiare l’agenda, parlando di integrazione e lavoro, che e’ qualificante nel promuovere la mobilita’ sociale interna” ha sottolineato Natale Forlani, direttore generale per l’immigrazione.
Mario Morcone, capo di gabinetto del ministero dell’Integrazione, ha puntato il dito contro le scelte degli anni passati, “indirizzate ad ottenere consensi in una parte del paese, piuttosto che per guardare al futuro. ll tema delle seconde generazioni e’ una questione alla quale non possiamo sottrarci”. E ha difeso la regolarizzazione: “La sanatoria non è la soluzione dei problemi ma abbiamo avuto tanta ostilità dai media. Era un flop ancora prima di cominciare. Ma abbiamo dato un’ opportunità di farsi una vita a 135 mila persone.

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