Roma – 5 giugno 2014 – La conversione in legge del decreto sul bonus irpef approvata stamattina al Senato conferma la stangata per i discendenti di italiani che vivono all’estero e vogliono prendere, o meglio recuperare, la cittadinanza italiana.
Il governo ha posto la fiducia, presentando un maxiemendamento che recuperava le modifiche approvate in commissione. Tra queste, c’è anche l’aggiunta di una nuova voce alla tabella delle tariffe consolari. Sono i “diritti da riscuotere per il trattamento della domanda di riconoscimento della cittadinanza italiana di persona maggiorenne” e costano “300 euro”.
Una modifica significativa, se si considera che fino a oggi i discendenti degli italiani potevano presentare la domanda gratuitamente. A quanto pare, però, le domande sono tante e i consolati, a corto di uomini e mezzi, non riescono a gestirle con efficienza.
Come ha spiegato il senatore del Pd Giorgio Tonini, firmatario dell’emendamento, “in America latina, in particolare in Argentina ci sono liste d’attesa molto lunghe di persone che hanno chiesto la cittadinanza poiché discendenti di italiani. L’intenzione è quella di utilizzare parte delle risorse per aumentare il personale a contratto in loco per smaltire le pratiche arretrate”.
Una giustificazione al nuovo balzello ribadita nella relazione tecnica che accompagnava l’emendamento, dove si parla di “adempimenti gravosi per gli uffici consolari all’estero, che si ripercuotono in spese considerevoli per risorse umane e strumentali”. L’avo italiano dal quale si eredita la cittadinanza potrebbe infatti essere morto anche cento anni fa, e quindi ai consolati tocca la “ricostruzione di più generazioni” durante le verifiche.
Il testo approvato oggi al Senato, passa adesso alla Camera per l’approvazione definitiva. Le speranze che venga modificato, cancellando la nuova tassa, sono quasi pari a zero.
EP