Roma – 2 aprile 2013 – Tra comitati dei saggi e un governo che non c’è, sono poche le certezze di questa legislatura. Una di queste è che la riforma della cittadinanza rimane al centro dell’interesse del nuovo Parlamento.
Lo dimostrano le tante proposte di legge già depositate che vorrebbero cambiare le regole per diventare italiani. Da una veloce ricerca nel database del Parlamento ne saltano fuori quattordici, tra Camera e Senato, a cominciare da quella di iniziativa popolare di “l’Italia sono anch’io”. Per ora ci sono i titoli, non i testi, che verranno pubblicati solo tra qualche giorno.
I parlamentari del Partito Democratico, con otto proposte, hanno fatto la parte del leone. A Montecitorio, oltre a quella firmata da Pierluigi Bersani, Roberto Speranza, Cecile Kyenge e Khalid Chaouki, ce ne sono anche altre di Gianclaudio Bressa (una generale, una solo per le seconde generazioni), Susanna Cenni, Sandra Zampa e Guglielmo Vaccaro. A Palazzo Madama si sono mossi i senatori Luigi Manconi e Felice Casson.
Sinistra Ecologia e Libertà ha presentato due proposte, una alla Camera, firmata da Nichi Vendola il 15 marzo, primo giorno utile, l’altra al Senato, per iniziativa di Loredana De Petris. Anche Scelta civica per l’Italia (che pure aveva inserito la riforma nel suo programma elettorale) si sé già mossa nei due rami del Parlamento, con le proposte dell’onorevole Mario Marazziti e del senatore Aldo di Biagio.
Chiudono la lista le proposte presentate alla Camera dal leghista Davide Caparini e dal socialista Marco di Lello. C’è in realtà anche una proposta di Edmondo Cirielli, Fratelli d’Italia, ma riguarda solo i somali che hanno frequentato accademie militari e scuole ufficiali italiane.
Grande assente in questa partita è il Movimento 5 Stelle. Colpa dell’editto del suo leader contro la riforma “senza senso”? Difficile dirlo, dal momento che deputati e senatori del partito di Grillo, a quanto racconta lo stesso database, non hanno ancora presentato alcuna proposta di legge, nemmeno sui punti del programma che li ha portati in Parlamento.
Elvio Pasca