Roma – 30 ottobre 2013 – “Le crisi di questi ultimi anni comportano evidenti e gravi rischi di disgregazione del nostro vivere civile. L’integrazione è diventata una specifica responsabilità politica e governativa”.
Lo ha detto oggi la ministra dell’Integrazione Cècile Kyenge in commissione Affari Costituzionali della Camera,dove ha illustrato le linee programmatiche della sua azione di governo (qui il testo integrale del suo intervento).
“Non mancano all'Europa, in materia di diritti umani enunciazioni, più o meno solenni, di principio. Occorre ora concentrarsi invece su misure e strumenti concreti capaci di contrastare efficacemente una mentalità che alimenta il discorso razzista e discriminatorio in tutti gli ambienti, dal lavoro allo sport, alla scuola, alla vita politica”.
“Forte del sostegno europeo e consapevole che non si tratta di una anomalia italiana – ha spiegato – ma di un problema che oltrepassa i nostri confini, mi sento quindi ancor più motivata a portare avanti questa battaglia in nome di un'Italia e di un'Europa più rispettose dei diritti umani e dei principi di eguaglianza e democrazia”.
“Su questo faccio leva – ha spiegato la ministra – quando penso a soluzioni per dare la cittadinanza a chi è nato nel nostro Paese da genitori stranieri ed è vissuto in Italia, secondo i requisiti che il Parlamento vorrà decidere. E anche sulla solidarietà, penso vadano incentrate le politiche dell’accoglienza dei migranti e dell’asilo”.
“Ciò – ha aggiunto – non può derivare solo dai diritti riconosciuti dalle direttive dell’Unione europea secondo cui l’integrazione deve tenere conto degli aspetti lavorativi e sociali, delle diversità culturali e religiose, della cittadinanza, della partecipazione e dei diritti politici".
“In Italia – ha detto ancora Kyenge – dobbiamo avere la forza e il coraggio di uscire da un'emergenza ventennale in materia di immigrazione. Bisogna riflettere sull'importanza dei lavoratori stranieri in Italia, i quali rappresentano una risorsa anche se molti li considerano solo in termini di problemi: il lavoro non ha colore, non ha etnia, lingua o religione”.
La ministra ha parlato anche dell'odio razzista sul web,. “un’area rimasta scoperta dalla piena applicazione della legge Mancino”, “che richiede una approfondita riflessione nella convinzione di dover difendere la convivenza democratica e plurale dagli incitamenti all’odio razzista”. Quindi ha sottolineato la “necessità di accrescere il dialogo e l’educazione interculturale, partendo dalle scuole”.
“Stiamo vivendo un momento straordinario della storia nazionale – ha concluso Kyenge – e di questo sarebbe opportuno essere pienamente consapevoli. Va verificato e rimodulato il complesso di memorie, regole, idee attorno alle quali si organizza la convivenza in una nazione democratica, moderna e civile”.
“L’integrazione è un processo plurale. Tutti dobbiamo sentirci stimolati a percorrere cammini di arricchimento reciproco che permettono di valutare e di accogliere gli aspetti positivi di ciascun individuo, compreso il più umile e il diseredato”.