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Cittadinanza, la Camera discute la Riforma

Iniziato il confronto in Aula. La Lega: "Perchè cambiare la legge?"

Roma – 22 dicembre 2009 – È iniziato stamattina alla Camera la discussione generale sulla riforma della cittadinanza. Il testo di partenza è quello preparato dalla deputata del Pdl Isabella Bertolini, che di fatto inasprisce le regole per diventare italiani, mentre l’opposizione chiede un percorso meno complicato  soprattutto per le seconde generazioni.

Il vicecapogruppo del Pdl Italo Bocchino, ha detto in Aula che quello della Bertolini è "un buon testo" e “vi si registrerà una convergenza; noi siamo pronti al dialogo. Innalzare dighe non basta a risolvere il problema. Serve un nuovo modello di cittadinanza che comunque non faccia venir meno i controlli”. Quanto ai tempi,. Bocchino ritiene che si debba “avviare la discussione per poi sedimentarne i contenuti per riprenderla dopo le elezioni regionali, quando sarà più facile trovare convergenze su temi come questo".

Fabio Granata, deputato Pdl firmatario di una proposta bipartisan insieme al Pd Andrea Sarubbi, auspica che “un percorso non condizionato da fattori esterni” e chiede che si passi da ”un’ottica concessoria e  quantitativa” della cittadinanza ”a un’ottica qualitativa”.  Importante poi affrontare il tema dei molti minori che ”non possono  essere lasciati in una pericolosa terra di mezzo, in una situazione di apolidi. E’ un elemento di civiltà passare dallo jus sanguinis allo  jus soli temperato”.

Per il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, è “sgradevole e sbagliata  l’affermazione secondo cui dovremmo rinviare l’approvazione della  legge sulla cittadinanza a dopo le elezioni regionali. Che cosa  c’entrano le regionali se una norma e’ giusta? Che rispetto e’ degli  elettori questo?". "Vedremo qui  con il voto in gennaio, misureremo qui quanti sono contrari a società multietnica e che non sopportano che ci siano nuovi italiani. Ma si rassegnino, perché questo sta già avvenendo".    

Secondo la presidente del Forum sull`immigrazione del Pd, Livia Turco, la riforma “deve avere come punto di partenza la naturalizzazione dei minori nati in Italia da genitori stranieri che sono più di 860mila e non possiamo far finta che non esistano”. "Favorire l`acquisizione della cittadinanza per i minorenni nati nel nostro Paese – ha proseguito Turco – vuol dire prevenire i conflitti sociali, combattere l`emarginazione che è l`humus della delinquenza, permettere l`integrazione delle persone di religione islamica. Significa, cioè, guardare al futuro e ai cambiamenti che da anni attraversano la società italiana”

Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, invita a “non dare alibi a nessuno per non  continuare l’esame di questo provvedimento. La materia e’ spinosa, ma  noi riteniamo che sia importante continuare il lavoro”. “Due sono i modi per  affrontare il problema: uno e’ politico”, basato sul ”senso di  responsabilità”, l’altro, invece, ”e’ demagogico e populista, che ”fa illudere di poter risolvere il problema dell’immigrazione  clandestina respingendo le carrette del mare”.

Contraria invece la Lega, con il capogruppo Roberto Cota. Dare la ”cittadinanza  facilmente” vuol dire, secondo l’esponente del Carroccio, ”non  verificare l’integrazione” fino in fondo. Cota spiega che la Lega e’ contraria ”ad  abbassare il requisito dei dieci anni: e’ un periodo ragionevole, in  linea anche con gli altri paesi”, e ricorda che ”oggi il minore che nasce  sul nostro territorio e che rimane sul nostro territorio, al 18esimo  anno ha il diritto di chiedere la cittadinanza. E allora, dov’e’ l’esigenza di cambiare? Per queste  ragioni sosteniamo con convinzione il testo Bertolini”.

”Se non riusciremo a trovare una maniera diversa dal linguaggio abitualmente utilizzato per parlare dell’immigrazione, resteremmo, comunque, con le stesse note difficolta’ nel gestire responsabilmente l’Italia che si va costruendo”  ha detto in  Aula Fabio Evangelisti, dell’Italia dei Valori. ”Sara’ sempre più evidente che la presenza di cittadini stranieri regolarmente soggiornanti e’ una risorsa e non soltanto un problema, e che i problemi vanno affrontati e la risorsa va governata. Non si può continuare a negare un diritto che e’ di tutti: il diritto di cittadinanza”.

Per il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, ”È un grave errore  pensare di risolvere il problema dell’integrazione degli immigrati con la facile concessione della cittadinanza. Il testo Bertolini combina insieme i 10 anni (che siano proprio 10 e non 13 o 14), ma in cui ci sia un decorso di esami, confronti linguistici, storici, culturali. Questo -sostiene Cicchitto- puo’ consentire una combinazione di una visione alta della cittadinanza, sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo”. E sui minori dice che ”faremo la riflessione che avremmo fatto anche in commissione” se ci fosse stata l’opportunità.

In Aula è intervenuto anche Andrea Sarubbi, del Pd, sottolineando che “ci sono invece  ampi margini per trovare un accordo alto sulla cittadinanza: tanto i lavori di questi mesi che il dibattito parlamentare di oggi lo hanno dimostrato. La Lega ci ha rinfacciato anche oggi di non capire il popolo. E invece, questa volta, sono loro ad essere fuori dal mondo, incapaci di ascoltare la voce di quegli 862 mila ragazzi nati in Italia, o arrivati in tenera eta’, che reclamano il diritto di essere italiani, non solo sentirsi tali”. 

Mentre si apriva la discussione sulla riforma, a Piazza Montecitorio c’era un sit organizzato dalla Cisl e dall’Anolf Seconde Generazioni.

"Il Presidente della Camera Fini ha  confermato la piena condivisione degli obiettivi della nostra mobilitazione. In particolare, il Presidente Fini ci ha espresso il  suo sostegno ad una riforma della cittadinanza che riconosca a tutti i figli degli immigrati nati e cresciuti in Italia gli stessi diritti di tutti i bambini italiani. E’ una questione di civiltà di cui il  Parlamento italiano deve saper tenere conto con grande senso di  responsabilità". ha detto il leader della Cisl, Raffaele  Bonanni, al termine di un incontro con Gianfranco Fini.

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