Roma – 22 agosto 2014 – Lo chiamano ius culturae, vuol dire che i nuovi italiani nascono tra i banchi.
È tutta incentrata sulla frequenza scolastica la riforma della cittadinanza immaginata dal Nuovo Centro Destra. E con una proposta di legge presentata alla camera dalla deputata Dorina Bianchi, tenta una mediazione cheforse potrebbe trovare preziose sponde anche tra i cugini di Forza Italia, soprattutto per quanto riguarda le seconde generazioni.
Il testo di Bianchi parte proprio dai minori. Potrebbero diventare italiani, su richiesta dei genitori, quelli che hanno frequentato qui tutte le scuole elementari e medie, subito dopo il conseguimento del diploma di scuola secondaria di primo grado. Un traguardo al quale normalmente si arriva intorno ai 13 anni.
In alternativa, la cittadinanza arriverà dopo la frequenza “di uno o più cicli scolastici per almeno otto anni fino all'assolvimento dell'obbligo scolastico”. In questo caso bisognerà quindi aspettare almeno il sedicesimo compleanno.
Se non rientrano nelle due ipotesi precedenti, gli stranieri entrati in Italia da minori potranno comunque far valere l’istruzione per avere uno “sconto” sugli anni di residenza necessari a diventare italiani per naturalizzazione. La frequenza di almeno un ciclo scolastico permetterà infatti di presentare domanda dopo sei anni, anziché dieci.
Lo stesso sconto da dieci a sei anni è previsto per chi consegue una laurea, un master o un dottorato in Italia, purchè abbia in tasca il permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno. Infine, tutti i titolari di quel tipo di documento, potranno comunque chiedere la cittadinanza dopo otto anni di residenza in Italia.
La proposta di legge firmata da Dorina Bianchi è stata abbinata lo scorso 6 agosto alle altre ventuno sulle quali già si sta confrontando la commissione affari costituzionali della Camera. Si procede molto, troppo lentamente. Ora Montecitorio è chiuso per ferie, si riparte (si spera) a settembre.
Elvio Pasca