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Cittadinanza. La sfida di Edwige Gwend e Ayomide Folorunso, azzurre di Rio 

Figlie di immigrati cresciute in Italia, hanno aspettato anni per diventare italiane. “Serve una nuova legge, le seconde generazioni sono una risorsa per questo Paese”

Roma – 6 settembre 2016 – Edwige “Gige” Gwend stende gli avversari a colpi di judo, Ayomide Folorunso li semina sulla pista di atletica e saltando ostacoli. Entrambe hanno rappresentato l’Italia ai giochi di Rio. 

Da brave atlete, vivono di sfide. Una delle più grandi l’hanno vinta  però proprio contro l’Italia, che si è ostinata a considerarle a lungo straniere, perché figlie di immigrati, fino al sudato traguardo della cittadinanza. 

Per entrambe è stato uno spartiacque, come hanno raccontato a G2 Parlamenta, progetto di informazione e sensibilizzazione della rete G2 Seconde generazioni.

Folorunso è arrivata dalla Nigeria a Fidenza, in provincia di Parma, quando aveva solo otto anni. Solo quando ne aveva quindici è riuscita a diventare italiana, insieme alla madre, troppo tardi per vestire l’azzurro ai mondiali under 18, nonostante avesse in tasca la qualifica per cinque specialità: “Ho dovuto aspettare per colpa della cittadinanza che non arrivava, sul momento mi è dispiaciuto molto, poi ho trasformato la delusione in benzina per alimentare la mia voglia di fare” .

“La cittadinanza italiana è arrivata al termine di un iter burocratico lungo e difficoltoso, una vera battaglia, ma posso comunque ritenermi fortunata, perché sento di situazioni decisamente peggiori: ci sono ragazzi che spesso non sanno neanche dove si trova sulla mappa il loro paese d’origine e non riescono ad ottenere la cittadinanza, gli viene negata la possibilità di dimostrare il loro valore“. 

Gwend aveva solo otto mesi quando è arrivata dal Camerun a Parma,  la cittadinanza italiana l’ha avuta a 15 anni: “Trasmessa da mio padre, altrimenti avrei aspettato molto. Per me è cambiato tantissimo: prima, ad esempio, non potevo fare i campionati nazionali e invece così ho potuto rappresentare l’Italia all’estero. E poi finalmente ti senti cittadino al cento per cento”.

“Sarebbe utilissimo – ha spiegato la judoka a G2 Parlamenta – avere una nuova legge, sarebbe una risorsa per gli italiani stessi da tanti punti di vista, culturale, scientifico, sportivo: il rischio, altrimenti, è che le seconde generazioni siano costrette ad emigrare come accade già a tanti italiani”.

 

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