Roma – 30 aprile 2013 – Il Movimento 5 Stelle è favorevole a una riforma della cittadinanza che apra ai figli degli immigrati secondo il principio dello ius soli: chi nasce in Italia è italiano. A uscire dalle ambiguità del famoso post di Beppe Grillo che definiva quella riforma “senza senso”, è Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera del M5S.
L’occasione è un’intervista al Corriere della Sera, nella quale le si chiede perché il suo gruppo, quando ieri Enrico Letta nel suo discorso ha citato Cécile Kyenge, non si è unito all’applauso tributato da altri deputati al neoministro dell’integrazione.
“Non ci è piaciuto – spiega Lombardi – che sia stata citata come eccezione. Per noi la presenza di donne e giovani e il pluralismo sono cose assodate”. Kyenge però, è il primo ministro nero nella Storia della Repubblica: “Certo, è un'eccezione, ma ci è parso che venisse esibita. Per rispetto a lei non abbiamo applaudito”.
Il mancato applauso, assicura Lombardi, nulla ha a che fare con la battaglia di Kyenge per riconoscere la cittadinanza a chi nasce in Italia. “Assolutamente – assicura la capogruppo del M5S – noi siamo favorevoli. Purché questo avvenga in una cornice di legalità. Se il bambino è integrato e respira la cultura del Paese, va bene”.
“Ma il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli – le fa notare l’intervistatore – comporta la cittadinanza a bambino nato, non integrato”. “Certo. Quello che voglio dire –risponde Lombardi – è che non basta renderlo italiano subito. Va costruita l'integrazione”.