Roma – 19 settembre 2013 – Miracolo a Milano. Le parole del cardinale Angelo Scola sulla riforma della cittadinanza trovano consensi tra i fautori di nuove regole aperte alle seconde generazioni, ma anche tra chi finora ha sempre detto che la legge va bene così com’è.
L’arcivescovo di Milano, intervistato ieri da Repubblica, si è detto “istintivamente a favore dello ius soli”, ma ha aggiunto che “questo va studiato e regolamentato con grande attenzione e realismo". "In una situazione come quella attuale – ha spiegato – non si può sancire meccanicamente il diritto per chiunque venga in Italia, anche per poco tempo, di fare un figlio, fargli ottenere la cittadinanza, e poi andarsene".
“Mi fa piacere sentire parlare di questo tema da una voce così autorevole” ha commentato la ministra dell’integrazione Cècile Kyenge. “È un cambiamento culturale importante, è lo ius soli temperato di cui abbiamo parlato negli ultimi tempi, un percorso di integrazione dei genitori sul territorio, così che alla nascita i bambini possano prendere la cittadinanza su richiesta dei genitori stessi. Però richiede l’integrazione dei genitori”.
Più inaspettato l’endorsement di Roberto Maroni, segretario della Lega Nord e governatore della Lombardia, che ieri ha definito quella di Scola “una posizione interessante e da valutare”.
Il cardinale, ha sottolineato il leader del Carroccio, “non ha detto sì in modo indiscriminato, assoluto e totale, ma in modo problematico, e ha evidenziato che ci sono problemi e questioni rilevanti, che è la stessa cosa che diciamo noi”. Cioè, “che non si può automaticamente riconoscere la nazionalità italiana se un bambino nasce qui e poi i genitori se ne vanno”.