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Cittadinanza. Maroni: “No a riduzione dei tempi”

Il ministro dell’Interno: "Reato clandestinità funziona". D’Alia (Udc): "Soliti spot, serve regolarizzazione"

Roma – 2 marzo 2010 –  ”Sono assolutamente contrario alla richiesta di ridurre i tempi per la concessione della cittadinanza”. Lo ha detto ieri Maroni in Senato, durante la  discussione di alcune mozioni sull’immigrazione.

Maroni ha  poi sostenuto che "l’efficacia dell’impianto legislativo e’ confermata dai risultati ottenuti nel contrasto all’immigrazione clandestina,  grazie alle leggi che abbiamo, grazie anche al reato di immigrazione  clandestina". Questo reato, ha aggiunto, "non e’ vero che non abbia prodotto  risultati come qualcuno ha detto, poiche’ sono 15mila in pochi mesi i  casi di segnalazione di denuncia di immigrati clandestini sul nostro  territorio".

Parlando dei respingimenti in Libia, il ministro dell’Interno ha sostenuto che sono sempre avvenuti ”sempre nel quadro di un’assoluta legalità nazionale e internazionale”. “Da parte nostra – ha aggiunto il Ministro – non abbiamo mai negato, quando ci e’ stata richiesta, la possibilità di chiedere asilo e quando ci e’ stata richiesta la protezione umanitaria la riconsegna alla Libia non è mai avvenuta”.

Quanto ai programmi per l’integrazione degli immigrati,  "e’ una strada che il governo ha seguito e continua a seguire" ha detto Maroni. La  dotazione finanziaria per il periodo 2007-2013 per queste iniziative,  ha sostenuto il ministro, e’ di 500 milioni di euro.

D’Alia: "Serve regolarizzazione"
"Avremmo voluto – ha continuato D’Alia – che il Ministro Maroni  fosse venuto in Aula, non per parlare degli sbarchi di Lampedusa, e  dei soliti spot elettorali, ma per proporci dei provvedimenti seri che vanno in direzione dell’integrazione degli immigrati nel nostro paese” ha ribattuto in Aula il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D’Alia.    

“Mi riferisco – ha spiegato il capogruppo centrista- ad azioni rivolte  a regolarizzare gli immigrati che lavorano in nero, a punire gli  imprenditori che sfruttano il lavoro dei clandestini, ad accogliere  circa 300.000 nuovi immigrati all’anno per mantenere invariato il  numero di cittadini in eta’ lavorativa. Questi sono solo alcuni dei  provvedimenti – conclude D’Alia – che sarebbero necessari per  migliorare e per cambiare la rotta di una politica sull’immigrazione  per adesso rivelatasi fallimentare”.        

 

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