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Cittadinanza. Maroni: “Non prima dei 10 anni”

"Se non fosse così avremmo avuto il primo kamikaze italiano". "Servono anche accoglienza e lavoro"

Roma – 25 marzo 2010 – "Sono convinto da sempre che la cittadinanza debba essere un premio per chi, arrivato qua, dimostra di volersi integrare: 10 anni di tempo sono un periodo giusto, presente in altri ordinamenti europei, accorciarlo e’ sbagliato, sono assolutamente contrario”.

Così il ministro dell’Interno Roberto Maroni, intervenuto oggi a Uno Mattina sui Raiuno. “Tutti – ha aggiunto il ministro – ricordano il caso del cittadino extracomunitario che si e’ fatto saltare in aria a Milano qualche tempo fa: era in Italia da nove anni, non era ancora cittadino italiano, se fosse stata in vigore questa norma avremmo avuto il primo caso di cittadino italiano terrorista. Non mi sembra davvero una buona cosa".

Maroni ha parlato anche dei fatti di via Padova, spiegando che la violenza interetnica e’ "un elemento che ci preoccupa ma che stiamo studiando bene. Deriva da una mancata gestione dei flussi migratori, quando si e’ consentito l’immigrazione selvaggia senza regolarla e si sono creati fatalmente questi quartieri-ghetto con la presenza di varie etnie che spesso non riescono a convivere e dove prima o poi scoppia la scintilla anche perche’ molti di costoro non hanno un lavoro o un regolare permesso di soggiorno”.

“La lotta contro l’immigrazione clandestina e la criminalità  – ha concluso il ministro – passa anche attraverso la definizione di politiche di accoglienza e di lavoro, azione che non compete solo al governo centrale ma alla regione, alle province e agli enti locali: bisogna investire in questa direzione perché politiche di integrazione significano anche più sicurezza e meno crimine".

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