Chi è stato iscritto tardi all’anagrafe o nel permesso dei genitori potrà esibire altri documenti che attestino che è qui da 18 anni. Circolare del ministero dell’Interno
ROMA – Non saranno dei genitori distratti a impedire ai loro figli di diventare italiani.
Il Ministero dell’Interno ha deciso di dare un’interpretazione più flessibile alle norme sulla cittadinanza. Secondo l’ articolo 2 della legge 91/1992, "lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data"
Fino a qualche giorno fa i ragazzi che presentavano domanda di cittadinanza dovevano dimostrare quindi di aver avuto per diciotto anni un regolare permesso di soggiorno e la registrazione all’anagrafe del comune di residenza. Una prova che molti non potevano fornire, visto che spesso i genitori stranieri non iscrivono subito i figli all’anagrafe e nel loro permesso. Dal 7 novembre, una circolare del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha dato però un’altra chance a chi si trova in questa situazione.
L’iscrizione in ritardo del minore all’anagrafe, infatti, non impedirà l’acquisto della cittadinanza, purché "vi sia una documentazione atta a dimostrare l’effettiva presenza nel nostro Paese nel periodo antecedente la regolarizzazione anagrafica". Qualche esempio? "attestati di vaccinazione, certificati medici in generale etc". Rimane comunque indispensabile che la nascita del minore sia stata "regolarmente denunciata presso un comune italiano da almeno uno dei genitori legalmente residente in Italia".
La circolare viene anche in soccorso di chi quando era minorenne per brevi periodi non è stato titolare di permesso di soggiorno. Come sopra, al momento della domanda di cittadinanza potrà presentare dei documenti integrativi, come "certificazione scolastica, medica o altro" che attestino la presenza in Italia.
Già lo scorso gennaio il Viminale aveva dato indicazioni meno rigide sui criteri per la concessione della cittadinanza, in particolare sul fronte del reddito e della continuità del soggiorno in Italia. Questa volta si è concentrato sui minori, con una scelta lungimirant.
Come spiega la stessa circolare: "nei prossimi anni il vero protagonista dell’integrazione sarà il bambino figlio di immigrati, chiamato a costruirsi una nuova identità a fronte di due diversi modelli di riferimento". Per questi ragazzi, l’acquisizione della cittadinanza del Paese in cui sono nati, "del quale si sentono parte per averne assunto cultura e stile di vita diventa, quindi, il momento conclusivo di un delicato percorso di pieno inserimento nella collettività".
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(12 novembre 2007)
Elvio Pasca