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Cittadinanza: “Riforma ora o mai più, il Pd mantenga le promesse”

Pressing di L’Italia sono Anch’io e Italiani senza cittadinanza, che saranno in piazza ogni martedì. “Basta rinvii, basta bugie, la portino subito in Aula” 

 

Roma – 30 gennaio 2017 – Non c’è più tempo e non ci sono più scuse, la riforma della cittadinanza per le seconde generazioni va fatta adesso.

La campagna l’Italia sono Anch’io e gli Italiani senza Cittadinanza tornano ad alzare la voce per chiedere l’approvazione del ddl 2092,  arenato in commissione Affari costituzionali in Senato. Hanno lanciato una mobilitazione permanente, che li porterà in piazza a Roma ogni martedì per tutto febbraio, fino a una manifestazione a fine mese, per chiedere che dopo tanti rinvii gli impegni presi in questi anni dalla maggioranza, Partito Democratico in testa, siano finalmente rispettati. 

“Siamo ancora convinti non solo delle ragioni e dell’urgenza della riforma, ma anche della possibilità di approvarla velocemente. L’ostacolo non sono gli emendamenti presentati dalla Lega Nord, ma la volontà politica del Pd che ha paura di perdere consensi in vista delle elezioni. Questo nonostante il suo elettorato e la maggioranza degli italiani vogliano che i figli degli immigrati cresciuti in Italia siano italiani anche per legge” ha detto stamattina Filippo Miraglia, vicepresidente dell’Arci, durante una conferenza stampa in Senato. 

La riforma è nata da una proposta di legge popolare per la quale le ventidue associazioni della Campagna l’Italia sono Anch’io hanno raccolto oltre 100 mila firme e appoggiata a suo tempo anche dal Partito Democratico. “Ora siamo all’ultimo miglio e se non ce la facciamo in questa legislatura difficilmente ci sarà una nuova occasione. Noi chiediamo che la riforma sia portata subito in Aula, senza discuterla in Commissione, ma la maggioranza sembra non avere più la percezione di quali sono le priorità per il Paese”. 

Anche Luigi Manconi, Pd,  presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, denuncia l’ “assurda l’inerzia politica” del suo partito . “È un atto di autolesionismo ai danni di tutta la società italiana, tiene ai margini questi italiani non cittadini, non cambiando una legge piena di incongruenze, reazionaria e anacronistica. Eppure la riforma era al primo punto del programma che ci ha portato in Parlamento con Bersani e anche il governo Renzi l’aveva presentata come una priorità”. 

“La legga attuale – denuncia Manconi  – ignora quanto è cambiata l’Italia dal 1992 a oggi, non tiene conto dell’inclusione già pienamente realizzata per centinaia di migliaia di persone che sono già italiane ma non hanno ancora le tutele  fondamentali garantite dalla cittadinanza. Questa legge non rispecchia la realtà del Paese, è un ritardo drammatico”. 

Eppure, per approvare il ddl 2092, la maggioranza potrebbe contare anche sull’appoggio esterno di parte dell’opposizione. “Questa riforma è riduttiva rispetto a quanto chiedevamo, ma siamo pronti a votarla così com’è” ribadisce la senatrice Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra Italiana a Palazzo Madama. “Sarebbe un messaggio fortissimo di civiltà anche rispetto a quello che sta facendo Trump. Trovo paradossale che il referendum sembrasse appeso al voto degli italiani all’estero quando c’erano qui tantissimi italiani che non potevano neanche votare”.  

“Non si può ancora aspettare la Commissione che finora ha solo rinviato, la portino direttamente in Aula come hanno fatto per altri provvedimenti. Gli emendamenti non riusciranno a bloccarla, se c’è la volontà politica di approvarla” incalza De Petris. “In realtà il Pd non lo fa perché ha paura di perdere consensi, una paura tra l’altro infondata, e perché non vuole contrasti con la Lega Nord in vista di un accordo sulla nuova legge elettorale”. 

Tutte le organizzazioni de l’Italia sono Anch’io ritengono puntano il dito contro i continui rinvii e le promesse non mantenute. “Lo scorso ottobre, sia l’allora presidente della Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro, che la relatrice Doris Lo Moro ci avevano detto che subito dopo il referendum la riforma avrebbe ripreso il suo cammino, non è stato così” sottolinea Antonio Russo, responsabile immigrazione delle Acli. “Anche quel rinvio  era inutile, le posizioni in Parlamento sulla riforma sono consolidate e non cambieranno. Quindi, se non ora, quando?” 

“Per noi questo sarà il metro per valutare la coerenza delle forze politiche, il senso delle loro proposte. La riforma della cittadinanza chiama in ballo i diritti universali e l’uguaglianza, valori basilari, non negoziabili” dice Kurosh Danesh, responsabile immigrazione della Cgil. “Non si può parlare di altri temi senza prima affrontare questo passaggio fondamentale. È un ritardo ingiustificabile”. 

“Questo percorso è partito nel 2011, con la raccolta delle firme, ma da quando la legge è arrivata in Parlamento la maggioranza ha usato ogni scusa per posticipare” ricorda Grazia Naletto, presidente di Lunaria. “Ora abbiamo chiesto un incontro al ministro per i rapporti col Parlamento Anna Finocchiaro, che ha ancora un ruolo fondamentale per la riforma, come quando era presidente della Commissione. Serve però anche una mobilitazione straordinaria di tutta la società civile accanto a questi italiani di fatto e fantasmi per legge”. 

“Siamo sbalorditi da questa inerzia, le vite di tantissime persone sono appese a questo cambiamento che non arriva”, denuncia Ian Saali di Rete G2 Seconde Generazioni, che è tra le promotrici de l’talia sono Anch’io. Saali è nato in Italia ed è riuscito a diventare italiano solo a 18 anni, suo padre per la legge è ancora ugandese anche se è qui dagli anni ‘80. “L’attuale legge sulla cittadinanza divide le mia famiglia e tante altre, crea differenze tra persone che sono uguali e che contribuiscono tutte alla prosperità del nostro Paese. Dobbiamo guardare la società per quello che è o che dovrebbe essere, la riforma serve anche a creare concordia e a capire in che direzione vogliamo andare”.

Paula Baudet Vivanco, di Italiani Senza Cittadinanza, è cresciuta in Italia, oggi ha 40, ma è italiana solo da 7. “So cosa vole dire vivere qui dovendo chiedere il permesso, sentirsi inferiori ai propri compagni, essere a rischio di espulsione se i tuoi genitori ‘non ce la fanno’. Siamo fantasmi che i senatori e le senatrici non vogliono vedere, è ora che escano dal Parlamento e vadano a vedere chi sono i bambini che stanno sacrificando. Noi non ci stancheremo di scendere in piazza. Siano responsabili, la smettano di dire bugie. Direbbero bugie ai loro figli? Questa democrazia è una menzogna?”

“Io non ho scelto di venire in Italia, ci sono arrivata dalla Costa d’Avorio con un ricongiungimento quando avevo nove anni. Oggi ne ho 25 anni non mi ritengono immigrata, sono italiana, mi manca solo la dicitura sulla carta di identità” dice Fatima Edith Maiga, un’altra Italiana senza cittadinanza.  “Sto prendendo la seconda laurea, ma ancora non so se senza cittadinanza italiana potrò andare a studiare in altri paesi europei  o avere una borsa di studio”. 

“La mia amica Letizia, valdostana figlia di calabresi, è a Barcellona per un master, incontra persone  cresciute in Argentina o in Brasile, ma italiane perché i loro antenati erano italiani. Si chiede perché loro sono italiani e io no, perché  io non posso fare quello che fa lei. Cosa fa la differenza? Il colore della mia pelle? Io sono di Reggio Emilia, sono europea, non africana. Non sono venuta qui a cercare lavoro, a fare l’operaia o la donna delle pulizie, ho una laurea e voglio essere attiva in questa società. Sarò ancora qui quando avrò 80 anni? Non lo so, ma non lo sa nemmeno Letizia”.

Elvio Pasca

 

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