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Cittadinanza. Se il sindaco sospende l’immigrato: “Non sa l’italiano”

Nuovo caso in provincia di Treviso. Rimandata la cerimonia del giuramento di un uomo di origine marocchina. “Torni quando conoscerà la nostra lingua”

Treviso  – 21 dicembre 2015 – Per diventare cittadino italiano non bisogna conoscere necessariamente l’italiano. La legge non prevede test di lingua. Prevede però un giuramento: “Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato”. Non saperlo recitare può diventare fatale. 

Ne sa qualcosa un immigrato di origine marocchine, in Italia da oltre dieci anni, che qualche giorno fa si è presentato al Comune di Miane, in provincia di Treviso, per l’ultimo passaggio prima di diventare italiano. Quando il sindaco Angela Colmellere (Lega Nord) si è accorta che non era in grado di leggere la formula del giuramento l’ha rimandato indietro, chiedendogli di tornare “quando conoscerà almeno la lingua”

Non si può dare la cittadinanza a tutti. È una conquista – dice Colmellere – che si deve raggiungere dopo aver fatto un percorso e manifestato la volontà di integrazione e secondo me questa volontà di integrazione deve partire dalla conoscenza della lingua italiana”.

È solo l’ultimo di una lunga serie di casi. Qualche mese fa, ad esempio, il sindaco (anche ui legista) di Cairate, in provincia di Varese, ha sospeso per lo stesso motivo il giuramento di una donna indiana. La situazione si è sbloccata solo dopo l’intervento della prefettura.

“Di fronte a queste situazioni noi sindaci non sappiamo come comportarci”, ammette Colmellere, che vorrebbe l’introduzione di un test di italiano per tutti gli aspiranti cittadini. 

 

 

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